Confartigianato Trasporti contraria al ripristino dei controlli alla frontiera austriaca
“Chiudere i varchi vuole dire realizzare un’unica corsia per il transito dei veicoli pesanti con la conseguenza di accumulare conseguenti ritardi sulle tabelle di marcia dei viaggi nonché un appesantimento burocratico, tutto il contrario dell’efficienza e della velocità, che non serviva”.
Così il presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani ha commentato la notizia circa la volontà del governo austriaco di chiudere o limitare la circolazione per arginare i problemi derivanti dall’attuale ondata migratoria.
“L’autotrasporto è un settore fondamentale ma evidentemente si sottovaluta la sua profonda crisi che potrebbe portare ad azioni di forte contestazione”, spiega Genedani rimarcando la preoccupazione per la crisi che continua a imperversare nel settore provocando la chiusura delle attività di trasporto e delle imprese artigiane.
Tra le cause individuate dall’associazione figura in primo luogo la concorrenza dei paesi dell’Est per il minore costo del lavoro, anche a causa delle “pratiche illegali legate alle attività del cabotaggio abusivo che gli organi di controllo non sanno contrastare con efficacia – scrivono da Confartigianato Trasporti – favorendo di fatto illeciti nell’ applicazione delle norme sul distacco e la somministrazione internazionale del lavoro.
“Questo lassismo purtroppo denota una certa miopia della nostra classe politica nei confronti della difesa degli interessi nazionali”, continua Genedani facendo poi appello all’Europa “affinché corregga la propria normativa sociale ed adempi al riequilibrio dei costi di esercizio cui sono soggette le imprese residenti nei paesi dell’Unione Europea“.
L’associazione ha presentato a Bruxelles un memorandum a tal proposito, richiedendo l’introduzione del “salario minimo mediano” che è aderente alla disciplina giuridica del Trattato di Roma al fine di avere la parità di condizioni per rendere le imprese italiane competitive sui mercati.