Confartigianato Trasporti: la carenza di autisti mette a rischio la ripresa economica e produttiva
La ripresa in corso è indubbiamente un segnale incoraggiante per la situazione economica del nostro Paese ma, guardando da vicino i dati, si evidenziano segnali di tensione sui fattori produttivi delle imprese. Le strozzature nelle catene di approvvigionamento globali generano una forte pressione sui costi di acquisto delle materie prime da parte delle micro e piccole imprese (MPI) mentre il lavoro, soprattutto quello qualificato e specializzato, risulta più difficile da reperire, coinvolgendo in particolar modo le MPI che stanno svolgendo un ruolo da protagonista nel rilancio dell’occupazione.
In particolare, nei settori trasporto e logistica, gli indicatori di mobilità e di attività produttiva registrano un marcato recupero e cresce la movimentazione delle merci. Nei primi sette mesi del 2021 le vendite al dettaglio hanno recuperato i livelli pre-Covid-19, mentre continua a salire la domanda di servizi di spedizioni in conseguenza del boom dell’e-commerce.
A fronte di queste dinamiche, cresce la domanda di lavoro delle imprese di autotrasporto, a cui corrisponde però una difficoltà enorme di trovare personale pari al 40,9%. Questo il dato che emerge dal Focus Confartigianato Trasporti a proposito della carenza di autisti nel settore, che rischia di mettere a serio rischio la normale operatività del comparto.
Fabbisogno di autisti in crescita ma oltre il 40% delle posizioni rimane scoperto
A settembre 2021 le imprese registrano una previsione di 32.800 entrate per il gruppo professionale dei conduttori di mezzi di trasporto, in salita del 23% rispetto allo stesso mese del 2019 (dati sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal). A fronte di ciò – sottolinea Confartigianato Trasporti – non appare agevole la copertura delle posizioni lavorative: le imprese segnalano che il 40,9% dei posti rimane non coperto, quota che risulta in aumento di oltre due punti rispetto al già elevato 38,8% di due anni prima. La componente di difficile reperimento legata alla mancanza di candidati è del 29,7%, superiore al 25,7% della media degli operai specializzati e conduttori di macchine e impianti, mentre è più contenuta la difficoltà connessa con la preparazione inadeguata dei candidati (7,1%).
Il reperimento del personale è maggiormente critico con l’innalzamento dell’età media dei lavoratori: in cinque anni la quota di dipendenti over 50 delle imprese di autotrasporto aumenta di 8,4 punti, passando dal 24,9% al 33,3%.
In chiave territoriale l’Ufficio Studi Confartigianato ha centrato l’analisi sulla specifica categoria professionale dei conduttori di mezzi pesanti e camion, per la quale gli ultimi dati disponibili per regione si riferiscono al 2020. Nel dettaglio si osserva che le entrate di autisti di camion che sono difficili da reperire rappresentano il 44,7% della domanda prevista, con valori che superano la metà degli ingressi previsti dalle imprese in Trentino Alto Adige con il 60,3%, Friuli Venezia Giulia con il 58,7%, Veneto con il 57,0%, Toscana con il 54,0%, Emilia Romagna con il 53,2%, Umbria e Marche, entrambe con il 52,3%.
La carenza di autisti, problema europeo: tra Brexit, difformità del costo del lavoro e cuneo fiscale
L’emergenza post Brexit in corso nel Regno Unito ha messo in luce il problema strutturale della carenza di autisti su scala europea. Il fenomeno – sottolinea Confartigianato Trasporti – è influenzato da diversi fattori tra cui spicca la concorrenza di imprese di Paesi con un basso costo del lavoro che hanno acquisito quote di mercato crescenti nella movimentazione internazionale delle merci. L’analisi dei dati Eurostat sulla struttura delle imprese evidenzia che il costo medio del lavoro delle imprese di autotrasporto dei dieci Paesi maggiori competitor nel trasporto internazionale tra Italia e Unione europea è più che dimezzato (-58,4%) rispetto a quello delle imprese di autotrasporto italiane, il quale, a sua volta, è superiore del 16,3% alla media del costo sostenuto dalle imprese francesi, tedesche e spagnole.
Sul gap di concorrenza delle imprese dell’autotrasporto e sull’attrattività della professione pesa anche il più elevato cuneo fiscale, che in Italia nel 2020 è del 46,0%, a fronte del 34,6% della media dei Paesi Ocse, e che colloca l’Italia al 5° posto su 37 Paesi monitorati per differenza tra costo del lavoro e retribuzione netta percepita da un lavoratore single senza figli con una retribuzione pari alla media.
“La problematica della “mancanza di autisti”, che segnaliamo ormai da tempo, sta emergendo in tutta la sua gravità – sottolinea il presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani –. È indispensabile affrontarla partendo dalla costituzione di un tavolo interministeriale Trasporti, Interni, Lavoro e Sviluppo economico con le principali rappresentanze di categoria, in cui si analizzino le diverse concause e si adottino gli adeguati provvedimenti governativi in una duplice direzione: da un lato, attenuare l’emergenza con misure shock di immediato impatto, quale la previsione di incentivi pubblici per il conseguimento dei costosi titoli abitativi alla guida e sgravi sulle assunzioni di nuovi conducenti, dall’altro, creare le premesse culturali e normative per valorizzare il ruolo dell’autotrasportatore, rendendo attraente per giovani, disoccupati e inoccupati una professione sostanzialmente disprezzata nonostante il ruolo essenziale e strategico per l’economia”.
“Senza correttivi – conclude Genedani – il rischio reale è quello di provocare un blocco alle attività economiche con conseguente mancato approvvigionamento dei beni di prima necessità e generi alimentari indispensabili per la vita quotidiana”.