Confcommercio: imprese italiane di autotrasporto costrette a delocalizzare
Il traffico merci in Italia cresce passando dai 437 mld t-km del 2015 ai 448 previsti nel 2018, mentre l’intermodalità viaggia a ritmo sostenuto; tuttavia di questo traffico stanno approfittando sempre più gli altri Paesi. È quanto emerge dal Rapporto dell’Ufficio Studi di Confcommercio realizzato in collaborazione con Isfort su “Analisi e previsioni per il trasporto merci in Italia” presentato oggi a Cernobbio (Como) in occasione del 3° Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio.
Si registrano, nei trasporti, nuovi fenomeni: la delocalizzazione all’estero di molte imprese (soprattutto dell’autotrasporto) e la contemporanea colonizzazione del settore (dalle strade agli scali portuali) da parte di aziende e gruppi stranieri, che riversano all’estero la ricchezza prodotta in Italia e rischiano di relegarci ai confini dell’impero tracciato dalla Via della Seta trasformando un’opportunità in un danno.
“I trasporti e la logistica sono un asset strategico per l’Italia. – ha dichiarato il presidente di Confocommercio Carlo Sangalli – Interessati da timidi segnali di ripresa, si sono dimostrati davvero capaci di assorbire maggiori traffici. Eppure tutto ciò non si trasforma in maggiore ricchezza per l’economia. Il punto cruciale è che a beneficiare di questi ritrovati traffici e, soprattutto, della loro crescita futura non sono e non saranno le nostre imprese e il nostro Paese, ma gli operatori stranieri. Infatti, in dieci anni il valore del trasporto internazionale di merci in Italia è cresciuto di quasi 4 miliardi di euro, mentre le imprese italiane del settore hanno perso oltre un miliardo e mezzo di euro.I trasporti sono, purtroppo, sempre più in mano alle imprese straniere. In particolare, le imprese dei Paesi dell’Est Europa stanno mettendo in crisi il nostro trasporto su gomma e oggi hanno in pugno oltre la metà del mercato internazionale in Italia.In questo contesto di “colonizzazione” massiccia i nostri imprenditori per sopravvivere e continuare ad operare sul mercato nazionale sono costretti a delocalizzare”
Il modello di analisi di questo 3° Forum considera contestualmente i volumi trasportati e le distanze percorse (tonnellate-chilometro) dai quattro vettori negli spostamenti con origine e/o destinazione nel Paese (traffico interno, import ed export) senza vincoli di contendibilità e ampliando l’ambito territoriale di riferimento dai confini nazionali terrestri allo spazio acqueo e areo che ricade sotto la giurisdizione nazionale al netto di tutti i traffici di transito. (nella tabella le elaborazioni del 2016 e le previsioni 2017-2018 sul traffico merci).
“E’ necessario fare presto e bene perché rischiamo di perdere un intero comparto che è di fondamentale importanza per l’economia e le prospettive di crescita del Paese. – ha concluso Sangalli – Una rotta per il futuro del settore noi l’abbiamo già da tempo individuata. Le priorità a nostro avviso sono chiare: un contrasto più forte alla concorrenza sleale e al dumping sociale nell’autotrasporto; l’applicazione del principio “chi meno inquina meno paga” per un trasporto più sostenibile; l’incentivazione dell’intermodalità; la piena attuazione della strategia d’intervento “Connettere l’Italia” prevista per il settore e del Piano nazionale strategico della portualità e della logistica. Secondo noi questa è una strada sicura per far crescere l’Italia”
Andrea Coen Tirelli