Divieti camion Milano, Anita chiede una soluzione che non limiti la circolazione delle merci
Secondo l’associazione è “un’inaccettabile limitazione alla circolazione delle merci all’interno di una città”
Il Consiglio comunale di Milano ha approvato nei giorni scorsi un ordine del giorno che vieta la circolazione, all’interno dell’Area B della città, di tutti i veicoli industriali che non montano sensori che rilevano la presenza di veicoli o persone nell’angolo cieco. (Qui il nostro aggiornamento sulla vicenda)
A luglio del 2024 entrerà in vigore in tutto il territorio dell’Unione europea il divieto di immatricolare nuovi veicoli industriali privi di sensori dell’angolo cieco.
Ma, secondo l’associazione ANITA, si tratta di “un’inaccettabile limitazione alla circolazione delle merci all’interno di una città che rappresenta il centro del polo industriale e commerciale del Paese”.
ANITA definisce il divieto “fortemente discriminatorio” nei confronti delle imprese che, avendo un parco circolante con mezzi sprovvisti di tale sistema di controllo, non potranno circolare all’interno del capoluogo lombardo”.
Convocare al più presto un tavolo di lavoro
“La sicurezza stradale è un tema importantissimo, ma occorre evitare che venga utilizzato strumentalmente per adottare nuovi divieti alla circolazione dei mezzi pesanti, che non fanno altro che penalizzare ulteriormente le aziende. – ha dichiarato il Presidente di ANITA Thomas Baumgartner -. La limitazione alla circolazione di una categoria di veicoli non può mai rappresentare una soluzione al problema ma, al contrario, è un forte e preoccupante segnale di un accanimento discriminatorio da parte delle Istituzioni nei confronti dei veicoli pesanti adibiti al trasporto delle merci”. Si rischia di “compromettere in maniera considerevole l’intera filiera logistica lombarda e nazionale, instaurando un dialogo costruttivo con le realtà rappresentative del comparto logistico locale”.
L’associazione chiede quindi al Comune di Milano di riconsiderare la proposta e convocare al più presto un tavolo di lavoro con le associazioni delle imprese per cercare “una soluzione effettivamente funzionale e non discriminatoria“.