Eliminato il Sistri, soddisfatte le associazioni. Conftrasporto chiede un rimborso per le aziende
Addio al Sistri: il sistema di controllo telematico sulla tracciabilità dei rifiuti speciali, nato per seguire ogni rifiuto in tutte le fasi della filiera, è stato cancellato con una norma contenuta nel DL semplificazioni approvata dal Consiglio dei Ministri.
Nel corso degli anni gli operatori delle imprese di trasporto rifiuti avevano denunciato le grandi difficoltà legate all’implementazione del nuovo sistema che imponeva l’uso di particolari dispositivi digitali a bordo dei mezzi. Queste ed altre problematiche avevano portato al susseguirsi di numerose proroghe rispetto alla reale operatività del sistema Sistri.
Confindustria, CNA, Confcommercio, Confagricoltura e Casartigiani esprimono forte apprezzamento: “Si tratta di una misura da tempo invocata dalle imprese, che in tutti questi anni hanno scontato le inefficienze e le criticità che hanno caratterizzato il sistema fin dal principio. Le numerose proroghe e i provvedimenti di modifica e integrazione spesso contraddittori hanno reso la normativa caotica e spesso inapplicabile, rischiando di mettere l’Italia non in regola con le disposizioni comunitarie e con l’obiettivo della tracciabilità dei rifiuti, da sempre condiviso dal mondo imprenditoriale. Le imprese sostengono i processi di digitalizzazione e innovazione degli adempimenti amministrativi in un’ottica di semplificazione e auspicano che il futuro sistema sia chiaro, semplice ed economico. Obiettivi che possono essere raggiunti con un adeguato coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza in fase di definizione del nuovo progetto e attraverso un periodo di sperimentazione, mai adottato in precedenza”.
Anche Conftrasporto esprime soddisfazione per l’abolizione del Sistri: “Il Sistri era un sistema non funzionante, costoso, che si è voluto imporre alle imprese di autotrasporto da diversi anni – commenta il vicepresidente di Confcommercio e di Conftrasporto Paolo Uggè – Sin dall’inizio, nel silenzio di chi non ne sopportava il costo come le imprese che utilizzavano gli autotrasportatori, Conftrasporto ne aveva richiesto una profonda revisione, mettendosi a disposizione per favorire un adeguato sistema di controllo che, senza penalizzare i vettori, combattesse i fenomeni di irregolarità e illegalità. I ministri competenti non sono mai intervenuti. Conftrasporto avviò anche azioni legali ottenendo sentenze favorevoli, tutte impugnate dal ministero dell’Ambiente che non ha mai voluto riconoscere i madornali errori commessi. Chiese anche, attraverso apposite interrogazioni parlamentari, l’intervento del ministero competente sempre ricevendo risposte evasive”.
“Nel frattempo – prosegue Uggè – pur se il sistema non funzionava, le imprese erano obbligate a iscriversi a un Albo e a sostenere i costi per l’istallazione della cosiddetta scatola nera (Black box) nelle officine appositamente autorizzate. Solo l’ottusità di ministri poco a conoscenza di come funzionano i trasporti ha generato costi pesanti e solo per le imprese di autotrasporto italiano in quanto il sistema non poteva essere imposto agli operatori esteri”.
“Ora le imprese dovranno smontare quei sistemi e dovranno sostenere ulteriori costi per il fermo dei mezzi – sottolinea il vicepresidente di Conftrasporto – I sistemi dovranno infatti essere smontati. In sostanza il costo dell’operazione Sistri per ogni automezzo si aggira intorno a mile euro. Chi rimborserà le imprese per i costi sostenuti e per quelli che dovranno ancora essere affrontati per smontare le scatole nere?”.
Conftrasporto chiede al Governo di prevedere la possibilità di costituire un fondo per consentire alle imprese di recuperare i costi indebitamente sostenuti. Va da sé che senza ricevere le dovute risposte o dimostrazioni di disinteresse Conftrasporto si vedrà costretta ad avviare una class action o iniziative adeguate a tutela degli interessi delle imprese danneggiate”, conclude Uggè.