Emergenza Covid-19: Ue, snellire le procedure ai valichi per garantire il trasporto merci
La Commissione europea ha pubblicato nuovi consigli pratici su come attuare le sue linee guida per la gestione delle frontiere, al fine di mantenere il trasporto merci in tutta l’Ue durante l’attuale pandemia. Lo annuncia l’Esecutivo comunitario.
“Per garantire che le catene di approvvigionamento in tutta l’Ue continuino a funzionare – si sottolinea – gli Stati membri sono invitati a designare senza indugio tutti i punti di attraversamento delle frontiere interne della rete transeuropea dei trasporti (Ten-T) come valichi di frontiera ‘a corsia verde’. I valichi di frontiera a corsia verde dovrebbero essere aperti a tutti i veicoli merci, indipendentemente dalle merci che trasportano. L’attraversamento della frontiera, compresi eventuali controlli e controlli sanitari, non dovrebbe richiedere più di 15 minuti”. Le procedure ai valichi di frontiera in corsia verde “dovrebbero essere ridotte al minimo e snellite allo stretto necessario”, e i controlli dovrebbero essere effettuati “senza che i conducenti debbano lasciare il proprio veicolo, e i conducenti stessi dovrebbero essere sottoposti solo a controlli minimi”.
Inoltre, ai conducenti di veicoli merci “non dovrebbe essere chiesto di esibire alcun documento che non sia la loro identificazione e la loro patente di guida e, se necessario, una lettera del datore di lavoro. L’inoltro/visualizzazione elettronica dei documenti dovrebbe essere accettata”.
“Nessun veicolo merci o conducente deve subire discriminazioni, indipendentemente dall’origine e dalla destinazione, dalla nazionalità del conducente o dal paese di immatricolazione del veicolo” spiega Bruxelles.
“Alla luce della situazione attuale – prosegue la nota – gli Stati membri sono inoltre invitati a sospendere temporaneamente tutte le restrizioni all’accesso stradale attualmente in vigore sul loro territorio, come i divieti di circolazione nei fine settimana, notturni e settoriali”. In aggiunta, la Commissione incoraggia gli Stati membri “a creare corridoi di transito sicuri per consentire agli autisti privati e ai loro passeggeri, come i lavoratori del settore sanitario e dei trasporti, nonché ai cittadini dell’Ue rimpatriati, indipendentemente dalla loro nazionalità, di attraversare direttamente e prioritariamente il Paese in ogni direzione necessaria lungo la rete Ten-T. Ciò dovrebbe essere fatto rimanendo rigorosamente sul percorso designato e facendo le necessarie pause minime di riposo. Gli Stati membri dovrebbero garantire di avere almeno un aeroporto funzionale al rimpatrio e ai voli di soccorso internazionale”.
In seguito alla videoconferenza tra i ministri dei Trasporti dell’Ue del 18 marzo, la Commissione ha istituito una rete di punti di contatto nazionali e una piattaforma per fornire informazioni sulle misure di trasporto nazionali adottate dagli Stati membri in risposta al coronavirus. “I punti di contatto nazionali – si legge – dovrebbero sostenere l’efficace funzionamento dei valichi di frontiera a corsia verde. I Paesi limitrofi non appartenenti all’Ue sono invitati a collaborare strettamente con questa rete per garantire il flusso di merci in tutte le direzioni”.
Per mantenere i trasporti in movimento, la Commissione raccomanda agli Stati membri di intervenire “per garantire la libera circolazione di tutti i lavoratori coinvolti nel trasporto internazionale, indipendentemente dal modo di trasporto. In particolare, si dovrebbe rinunciare a norme quali le restrizioni di viaggio e la quarantena obbligatoria per i lavoratori dei trasporti che non presentano sintomi”. Ad esempio, gli Stati membri “non dovrebbero esigere che i lavoratori dei trasporti siano muniti di un certificato medico per dimostrare la loro buona salute. Per garantire la sicurezza dei lavoratori dei trasporti – prosegue il comunicato – sono necessarie anche misure igieniche e operative rafforzate negli aeroporti, nei porti, nelle stazioni ferroviarie e in altri hub di trasporto terrestre” I certificati di competenza professionale riconosciuti a livello internazionale “dovrebbero essere considerati sufficienti a dimostrare che un lavoratore è attivo nel trasporto internazionale. In mancanza di tali certificati (non tutti i conducenti internazionali ne hanno uno), dovrebbe essere accettata una lettera firmata dal datore di lavoro”. “Tutti questi princìpi – conclude la nota – dovrebbero applicarsi anche ai cittadini di Paesi terzi se sono essenziali per garantire la libera circolazione delle merci all’interno e verso l’Ue”.