Federauto, crolla anche il mercato dei veicoli industriali: -41%
“Non abbiamo ancora dati precisi, come nel caso delle auto, ma dalle nostre proiezioni emerge una flessione del 41% rispetto al 2008”. Dopo il grido d’allarme sul settore auto lanciato nei giorni scorsi da Federauto, l’associazione che raggruppa i concessionari italiani, Trasporti-Italia.com ha intervistato il responsabile del settore Trucks dell’associazione, Massimo Tentori, per conoscere la situazione dei veicoli commerciali e industriali.
“I dati che riguardano le vendite dei veicoli industriali sono sfalsati a causa delle norme per l’immatricolazione più complesse -spiega Tentori-. Tuttavia, dai numeri disponibili oggi possiamo stimare tra il 2008 e il 2010 un calo del 41% in termini globali, cioè includendo i veicoli leggeri che hanno subito una minore flessione rispetto ai veicoli pesanti”.
L’allarme arriva proprio nel giorno in cui la Camera deve approvare il decreto Tirrenia, contenente importanti novità per la sicurezza e la competitività dell’autotrasporto italiano. Federauto Trucks associa al momento 127 concessionarie di Veicoli Industriali e Bus rappresentanti tutte le principali case costruttrici.
“Nello specifico dei mezzi cava-cantieri, le vendite sono passate da 2400 a 980, con un calo del 60% -spiega ancora Tentori-, mentre per i trattori si è passati da 7.300 a 2.800 mezzi venduti, con un calo di oltre il 61%”.
La drammatica perdita delle aziende concessionarie ha avuto ripercussioni non solo sui bilanci, ma anche sull’indotto. Il settore dei veicoli industriali richiede infatti grossi investimenti per la manodopera altamente specalizzata, con la conseguente perdita di posti di lavoro a causa della crisi. In che modo si sta riorganizzando il settore?
“A causa delle emormi difficoltà, alcuni costruttori per sostenere la rete di vendita si immettono direttamente sul mercato aprendo delle proprie filiali, ma per un’azienda automobilistica questa è l’extrema ratio”.
Perchè ha sostenuto di recente che le aziende che investono in ricerca, per mezzi sempre meno inquinanti, siano addirittura penalizzate?
“Gli investimenti per veicoli EURO 6 porteranno ad un aggravio di costo per le aziende con il conseguente rischio di bloccare quelle poche vendite attuali. In questo momento le vendite di veicoli sono vendite fisiologiche, di chi ha la necesità di sostituire i veicoli, mancano del tutto investimenti sul rinnovo del parco mezzi”.
Eppure c’è un dibattito in corso in Italia, legato al possibile utilizzo del Fondo di Garanzia per le Pmi, o all’utilizzo di filtri antiparticolato…
“I filtri sono solo un palliativo. Bisogna fare una distinzione: non ha senso investire 6.000 euro per i filtri a veicoli con un valore inferiore. Bisognerebbe distingure tra mezzi tipo i cava-cantiere, ai quali si possa applicare il filtro antiparticolato perché hanno un costo elevato di sostituzione e non viaggiano in autostrada, mentre per veicoli industriali vetusti l’applicazione dei filtri potrebbe avere un effetto opposto, dal momento che un mezzo vecchio ha un motore e un usura tali da renderlo pericoloso. Una possibilità, a costo zero, sarebbe quella di introdurre delle penalizzazioni per i mezzi non in regola, differenziando le aliquote per i mezzi più inqunanti (sulla falsa riga di quello che avviene già oggi con i rimborsi sui pedaggi autostradali. Ndr). Oppure di ridurre la portata da 44 a 30 tonnellate. Federauto auspica incentivi fiscali, ma in mancanza di questi l’introduzione di norme che impongano la non deducibilità fiscale di mezzi con un certo numero di anni o bolli differenziati”.
Rossella Smiraglia