Fiap: no alla delocalizzazione selvaggia delle imprese di autotrasporto
“Alcune ditte spregiudicate pensano solo ed esclusivamente a far cassa a discapito della legalità”. L’allarme, che conferma ed estende quello lanciato – e da noi già documentato – dalla Filt-Cgil del Veneto il 28 febbraio scorso, viene dalla Fiap che denuncia un fatto a dir poco sconcertante: sulle strade europee circolano veicoli commerciali condotti da autisti che percepiscono una paga mensile di 381,00 euro. “Ma come è possibile! – si chiede una dura nota dell’organizzazione – se un autista impegnato in trasporti internazionali costa ad un’impresa italiana attorno ai quattromila euro al mese, come è possibile che da qualche parte in Europa ci sia qualcuno disposto a farlo per meno di un decimo?”.Invece è tutto vero. “Vera l’azienda di trasporto – spiega la Fiap – che ha sede in Slovacchia, però ha un amministratore italianissimo, vero l’autista che non nasce in un villaggio sperduto degli Urali ma in Calabria, in Italia pure lui. E che ci fanno in giro per l’Europa, sarebbe meglio dire per l’Italia, una ditta – italiana di fatto – che impiega un autista italiano, per nascita e residenza, che gli costa un decimo di quanto dovrebbe? Possibile che ci sia in giro qualcuno tanto disperato da prestarsi a fare l’autista di Tir per 381,00 euro al mese? Ovvio che deve esserci dell’altro e, lo confessiamo, ci piacerebbe tanto sapere cosa”.La nota prosegue, e diventa durissima: “Una cosa però la sappiamo già: queste ‘imprese di trasporto’ hanno massacrato il mercato e non solo quello: difficile sostenere che i costi di sicurezza da applicare sono – all’ingrosso – almeno 1,25 euro al km, se poi a farci concorrenza sono imprese come questa che a 0,80 al km riesce ad avere quei margini di profitto che per le prime – viaggiando nel rispetto delle regole – è pressoché impossibile realizzare”.Poi la stoccata finale: “Agli amici di Confindustria, di Confetra e delle tante organizzazioni della committenza, che tanto di frequente sentiamo argomentare di etica dell’imprenditore, ai loro associati che consapevolmente o meno spesso utilizzano questi vettori – conclude la Fiap – una domanda, ci sia consentito, la vorremmo porre: ma tutto questo letamaio che è stato messo in piedi in nome del profitto da realizzare sempre e comunque non vi fa un po’ schifo? A noi si, tanto”.
Paolo Castiglia