Green pass e autisti stranieri: ecco le proposte di Conftrasporto
Il tema green pass e autisti stranieri in Italia è ancora al centro dell’agenda di Conftrasporto-Confcommercio. Sul tema è in atto un confronto con il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (ne avevamo parlato qui).
L’aggiornamento del Protocollo covid approntato in questi giorni dal ministero accoglie il favore della Confederazione dei Trasporti e della Logistica, che ne sottolinea il valore come strumento di riferimento per le imprese. Tuttavia, Conftrasporto “rileva alcune criticità sulla concreta estensione, dal 15 ottobre, del greenpass ai lavoratori della logistica e dell’autotrasporto, in particolare a quelli stranieri, componente numericamente rilevante e in molti casi preponderante, specie nell’autotrasporto”, fa sapere l’associazione.
Le criticità e le ipotesi di soluzione di Conftrasporto
Secondo l’associazione è necessario riconoscere il greenpass per gli autisti stranieri che lavorano per le imprese italiane e che si sono vaccinati a casa loro (anche con vaccini oggi non riconosciuti in Italia). Inoltre, si dovrebbe garantire che il greenpass venga effettivamente esteso agli autisti di imprese straniere che operano in Italia, evitando così di creare trattamenti differenziati con le imprese italiane.
Infine, prevedere una qualche forma di deroga per gli autisti sprovvisti di green pass al 15 ottobre sulla falsa riga di quanto già fatto nel DL n. 127 art. 2 c. 8: “Le disposizioni del presente articolo non si applicano ai soggetti.… che accedono agli uffici giudiziari, ivi inclusi gli avvocati e gli altri difensori, i consulenti, i periti …”.
La deroga potrebbe essere attuata prevedendo tutte le misure di tutela in termini di distanziamento e DPI necessarie e subordinandola al vincolo per l’autista di rimanere in cabina nelle fasi di interazione con altri lavoratori (in particolare nelle operazioni di carico/scarico).
“L’ultimo punto – spiega Conftrasporto – nasce dalla forte preoccupazione che l’attuale carenza di autisti (ne mancherebbero 20mila), l’alta percentuale di non vaccinati nel comparto (come confermerebbe una prima indagine qualitativa) e l’oggettiva impossibilità di procedere al tampone rispettando modalità e tempi dell’attività lavorativa, possano produrre una tempesta perfetta sulle imprese di autotrasporto, che si troverebbero impossibilitate a garantire i servizi, con conseguenze su tutto il sistema italiano”.