Ilva, Taranto: continua la protesta, fermi alcuni impianti
Oggi inizia la terza settimana di protesta degli autotrasportatori dell’indotto Ilva, in presidio con i propri tir presso le imprese dello stabilimento di Taranto. Alla base della proteste, la richiesta del pagamento delle spettanze arretrate. All’interno dell’azienda, sono diversi gli impianti fermi a causa della mancanza di materie prime determinata dalla protesta dell’indotto.
Alcuni fondi potrebbero essere sbloccati con la costituzione della nuova Ilva, ma le imprese dell’autotrasporto sono ormai allo stremo e chiedono pagamenti in contanti perché senza liquidità non possono garantire nemmeno l’acquisto del carburante.
I mezzi di alcuni operatori rischiano il blocco da parte di Equitalia in quanto, non percependo i crediti dal giugno scorso, non hanno potuto procedere al versamento delle imposte.
L’agitazione, viene sottolineato negli ambienti sindacali, ha per il momento toni pacati per i vari emendamenti migliorativi presentati al decreto Ilva che attendono di essere discussi dalle Camere.
Ma secondo Sna Casartigiani si tratta di emendamenti “iniqui che non danno alle imprese certezza dei propri crediti”. I rappresentanti della categoria chiedono “che le imprese di autotrasporto vengano classificate ‘creditori strategici’, che si facciano atti volti a garantire il recupero dell’Iva anticipata allo Stato per fatture non ancora riscosse” e sollecitano “l’immissione di pagamenti di acconti per l’eventuale nuove attività in 30 giorni”.
Per questo è stato chiesto dalle sigle di autotrasporto un incontro al ministro dello Sviluppo economico e al presidente del consiglio.