L’autotrasporto contro l’aumento delle accise
L’aumento delle accise previsto nel decreto Monti ha scateneto la protesta del mondo dell’autotrasporto. “Il provvedimento produce il duplice effetto di compromettere la già precaria situazione finanziaria delle aziende e di aumentare i costi di esercizio che le imprese non riusciranno a ribaltare sul mercato”, scrive Unatras in un comunicato. Nello stesso comunicato, tra l’altro, Unatras denuncia “il cartello dell’industria assicurativa che impone prezzi triplicati rispetto all’anno precedente agli autotrasportatori e sul quale non è stata presa alcuna iniziativa; la inopportuna e sbagliata posizione dell’antitrust che mira all’abolizione dei costi per la sicurezza; l’aumento delle giornate di divieto di circolazione per i mezzi pesanti”.
“L’autotrasporto è pronto a fare la sua parte di sacrifici per il Paese -conclude Unatras- ma è necessario che l’Esecutivo ci convochi in tempi strettissimi per discutere e trovare le migliori soluzioni nell’interesse generale e del settore del trasporto merci”.
Critiche sulla vicenda accise arrivano anche dall’associazione Anita. “L’aumento delle accise sul gasolio di 112,10 euro per mille litri contenuto nel decreto Monti – scrive l’associazione – rappresenta un duro colpo per le imprese di autotrasporto, se si considera che il costo del gasolio ha un’incidenza che varia, a seconda delle percorrenze, dal 24% al 39% dei costi totali di esercizio. Tale incremento, in vigore da ieri, comporta infatti un’esposizione finanziaria notevole in vista del rimborso che avviene solo dopo un anno. In Italia le accise sul gasolio sono tra le più alte in Europa. Tale aspetto ha conseguenze devastanti, anche sotto il profilo della concorrenza, visto che in altri Paesi comunitari il rimborso delle accise avviene con cadenza più breve, mensile o trimestrale. Tale disparità di condizioni indebolisce ulteriormente le imprese italiane minandone la competitività e la crescita. Inoltre, può incentivare il fenomeno ormai diffuso della delocalizzazione in Paesi che offrono migliori condizioni, con la conseguente perdita di eccellenze imprenditoriali per l’economia italiana”.
Anita chiede che in sede di conversione del decreto legge sia previsto un rimborso mensile delle accise per l’autotrasporto.
Fita-Cna, inoltre, chiede un incontro urgente con la committenza per affrontare l’emergenza costi.
“Da mesi la nostra Associazione, in modo pacifico e con puntuale conforto di analisi e dati, ribadisce l’allarmante corsa al rialzo dei costi del gasolio e dei pedaggi autostradali che si ripercuote, direttamente, sulla gestione finanziaria corrente già pregiudicata dal credit crunch perpetuato dalle banche da un lato e dall’altro dall’allungarsi dei tempi di pagamento – scrive la presidente Cinzia Franchini-. Con l’ulteriore aumento delle accise di oggi e il possibile incremento di gennaio dei pedaggi il clima è diventato rovente e la faticosissima pace sociale garantita fin qui rischierebbe di capitolare a causa dell’unico sfogo possibile: il fermo dei mezzi. La CNA-Fita conscia della pericolosità della situazione ma altrettanto consapevole del drammatico momento che il Paese intero sta vivendo si appella alla Committenza tutta affinché possa con lei condividere un sommo atto di responsabilità finalizzato a motivare un confronto diretto per approfondire e chiarire le divergenze che ad oggi non hanno consentito l’incontro delle singole volontà. Carburante e pedaggi non possono dividere l’autotrasporto e la Committenza che invece devono preoccuparsi di superare l’attuale crisi economica. C’è bisogno di tutti per uscire da questo pericoloso vicolo cieco e perciò la CNA-Fita invita, presso la sua sede nazionale, le Committenze per un confronto volto ad individuare soluzioni immediate e concrete.
Trasportounito propone il “fermo tecnico” della categoria per protestare contro le attuali condizioni tariffarie.
“Nessuno sciopero – ha affermato Maurizio Longo, segretario nazionale di Trasportounito – ma la diretta conseguenza dell’impossibilità per le aziende, già sull’orlo del fallimento, di far fronte a un onere, che per la categoria e quindi i circa 350.00 veicoli industriali in circolazione, supera i 180 milioni di euro al mese, pari a oltre 600 euro camion al mese. Ma questi soldi non ci sono – prosegue Longo – e per la maggioranza delle aziende del settore la scelta di tenere fermi i mezzi significa evitare di accelerare lo scontato fallimento”.
Secondo l’associazione l’unica misura tampone possibile è “una norma che consenta all’autotrasporto di recuperare trimestralmente le accise e, in parallelo, una forte azione concreta per frenare un costo industriale del carburante non più sostenibile”.