Omicidio stradale: il Governo pronto al decreto legge
“La licenza di guida non può essere una licenza di uccidere”. Così il ministro dell’Interno Angelino Alfano è intervenuto parlando al convegno dal titolo “L’omicidio stradale: l’auto come arma” che si è svolto a Roma, presso la Scuola Superiore di Polizia, per fare il punto sulle tematiche relative al reato di omicidio stradale.
Della questione si dibatte da tempo, ma solo in questi giorni è arrivato il “sì” della commissione Giustizia del Senato al testo unificato che introduce il reato di omicidio stradale con pene fino a 12 anni; testo che sarà possibile emendare fino al 21 aprile e che poi passerà al vaglio della Commissione Trasporti per approdare, infine, in Parlamento.
I tempi potrebbero essere lunghi, per questo lo stesso capo del Viminale ha ipotizzato un intervento governativo tramite decreto legge, “perché il numero delle vittime rappresenta una sconfitta per tutti”. “È evidente – ha spiegato il ministro nel corso della manifestazione- che i familiari delle vittime della strada hanno già avuto una condanna, che è l’ergastolo del dolore. Per questo è necessario intervenire con pene che facciano paura”.
“Il principio di deterrenza si basa sul timore e sul calcolo del rischio che inducono alla prudenza”, ha aggiunto, sottolineando di essere a favore di un “ergastolo della patente”. “Mi rendo conto che la libertà di movimento è un pezzo del diritto di libertà, costituzionalmente garantito, e che per alcuni è un diritto non comprimibile. Ma io credo che possa essere compresso nel momento in cui vi sono comportamenti che provocano vittime”, ha concluso.
“Non bisogna modificare le norme sull’onda dell’emotività o sulla spinta dell’opinione pubblica ma dobbiamo trovare una forma in cui sia possibile sanzionare questi comportamenti, dando giustizia a coloro che subiscono dolore e ingiustizia”, ha sottolineato anche il capo della Polizia, Alessandro Pansa, commentando la discussione sul disegno di legge che dovrebbe introdurre il nuovo reato.
Attualmente, ha spiegato il direttore del Servizio Polizia Stradale Giuseppe Bisogno nel corso dello stesso evento, “c’è una media di 9 persone morte ogni giorno a causa di incidenti stradali”. Nel 2014 si è registrato un calo di incidenti mortali dell’1,8% rispetto al 2103, anno in cui il calo era stato decisamente superiore, cioè pari al -15,2% rispetto al 2012. Di fronte a questi dati, Bisogno ha espresso la necessità di avere strumenti normativi e sanzioni amministrative efficaci a contrastare il fenomeno, evidenziando come, ad oggi, non sia consentito l’arresto in flagranza di reato neanche nei casi di omicidio plurimo o con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza o sotto gli effetti di sostanze stupefacenti. I costi degli incidenti stradali sono costi molto alti, in termini di dolore, ma anche in termini sociali ed economici.
In questa prospettiva, ha confermato Roberto Sgalla, direttore centrale delle Specialità della Polizia di Stato, “entro il 2020, l’Italia, dovrà dimezzare il numero dei morti sulle strade”.
La riforma del Codice della Strada e l’introduzione del reato di omicidio stradale fanno parte di quelle misure richieste dalla Commissione Ue per il raggiungimento di tale obiettivo.