Ponte e riduzioni
Il ponte si compone di tre elementi: il differenziale, la coppia conica ed il riduttore finale, tutti racchiusi in una struttura costituita da due semigusci d’acciaio. Questo blocco funzionale deve trasformare di 90° il moto dell’albero di trasmissione (disposto lungo un asse longitudinale), in modo da distribuirlo ai semiassi (orientati in senso trasversale). Nello stesso tempo il ponte riduce il numero dei giri allo scopo di aumentare la coppia motrice sulle ruote. Quest’ultima funzione è demandata al riduttore, costituito da una serie d’ingranaggi conici.
Il differenziale rende indipendente il moto delle ruote collegate al ponte, garantendo la massima aderenza in ogni condizione. Imboccando una curva, infatti, le ruote esterne e quelle interne coprono distanze diverse; se il numero dei giri al mozzo fosse uguale, una delle due subirebbe un effetto di trascinamento. Poiché la coppia motrice è influenzata dalla ruota che presenta la minore aderenza al suolo, in alcune circostanze bisogna impedire l’azione del differenziale. Perciò su alcuni modelli di camion è montato un dispositivo capace di bloccare all’occorrenza il differenziale. Il comando può essere pneumatico od elettrico e viene generalmente attuato attraverso una forcella che rende, di fatto, solidali i due semiassi. Tale equipaggiamento è molto diffuso sui veicoli destinati alla cantieristica e, più in generale, alla marcia fuoristrada.
La più importante evoluzione tecnica del ponte ha visto il passaggio dalla soluzione a doppia riduzione a quella dei riduttori singoli sui modelli stradali, anche se alcuni costruttori hanno mantenuto la concezione tradizionale. La semplice riduzione ha un minor numero di componenti ed offre un rendimento più elevato. Sui veicoli da cantiere vengono generalmente impiegati ponti con riduzione epicicloidale, più compatti e leggeri, seppure più complessi sotto il profilo costruttivo.