Taxi: Corte Ue, gli Stati possono imporre la licenza ai conducenti Uber
Uber fornisce un servizio di trasporto e può dunque essere obbligata a ottenere delle licenze. È questo il parere di Maciej Szpunar, consulente della Corte di giustizia dell’Unione europea con sede in Lussemburgo. Si tratta di un parere non vincolante, ma nella maggior parte dei casi l’orientamento espresso in questo tipo di pareri viene seguito dai giudici della Corte. “La piattaforma elettronica Uber, sebbene innovativa, rientra nel campo dei trasporti: a Uber può dunque essere richiesto di ottenere le necessarie licenze e autorizzazioni in base alla legge nazionale”, si legge nel parere. La multinazionale californiana non beneficia infatti del principio della libera prestazione dei servizi, che è garantito dal diritto dell’Unione ai servizi della società dell’informazione.
Il consulente legale ha fornito il parere in merito a un caso presentato da un’associazione di conducenti di taxi di Barcellona, che sostenevano che Uber fosse coinvolto in concorrenza sleale con il suo servizio Uberpop, che si avvale di conducenti senza licenza.
“Il pronunciamento dell’avvocato Szpunar rafforza le nostre convinzioni – ha commentato il presidente di Conftrasporto e vicepresidente di Confcommercio Paolo Uggè. – L’attività offerta da Uber via ‘app’ viene effettuata in abuso della professione e crea un regime di concorrenza sleale. D’accordo: l’opinione dell’avvocato Szpunar non è vincolante per la successiva sentenza della Corte di Lussemburgo, ma pone un problema reale e apre la strada perché gli Stati membri possano imporre l’obbligo di licenze e autorizzazioni come per i taxi e gli Ncc. Uber chieda le autorizzazioni e assuma il personale, così sarà in regola. Ora ci aspettiamo che anche l’Italia condivida e concretizzi queste conclusioni”.