Roma: Mattia (Pd) contro il trasferimento del terminal bus da Tiburtina ad Anagnina
“Prima che sia troppo tardi, si fermi lo spostamento dell’hub di partenza e arrivo di tutte le linee bus provenienti dal sud Italia dalla stazione Tiburtina ad Anagnina”. Così in un comunicato Eleonora Mattia (Pd), presidente della IX Commissione istruzione e diritto allo studio della Regione Lazio, esortando la sindaca di Roma e la sua Giunta a ripensare la delibera n.226/2019 con cui, per una spesa di 625 mila euro, viene stabilito lo spostamento dell’hub dei bus da Tiburtina ad Anagnina.
Mattia chiede che non resti inascoltato il grido di allarme che arriva dagli studenti fuori sede “che, tra qualche settimana, potrebbero trovarsi a vivere disagi enormi e, per le donne, seri rischi sull’incolumità a causa della scelta, senza senso, adottata dalla Giunta capitolina”.
“Come presidente della IX Commissione della Regione Lazio – scrive Mattia – rilancio l’appello ricevuto dalle ragazze e dai ragazzi che vengono a Roma per seguire le lezioni all’Università La Sapienza, l’ateneo più grande d’Europa, e a Roma Tre utilizzando i bus provenienti dal sud. In molti casi, vale la pena ricordarlo, si tratta dell’unico mezzo che hanno a disposizione per giungere a Roma e spostare il capolinea ad Anagnina avrebbe serie conseguenze”.
Il problema non è soltanto logistico, spiega Mattia, con una distanza di 22 km e 19 fermate di su due diverse linee, ma anche funzionale: “chi viene dal sud, viste le percorrenze, molte volte arriva in piena notte, quando la metropolitana è ferma e spostarsi diventa ancora più difficile, con rischi anche per l’incolumità personale. Una scelta del genere diventa, quindi, un disincentivo sia per gli studenti presenti che per quelli che devono ancora scegliere in quale università iscriversi. Senza contare i disagi per bambini, adulti ed anziani che, ogni giorno, si spostano su Roma per curarsi al Policlinico Umberto I e verrebbero lasciati ad oltre un’ora di distanza. Per completare un quadro assolutamente incomprensibile si aggiungono le difficoltà di chi, tra i 4 milioni di passeggeri l’anno che arrivano da sud (su un totale di 10 milioni di utenti bus), oggi ha nella Stazione Tiburtina il nodo di scambio per prendere un altro bus diretto a nord o per raggiungere gli aeroporti, e sarebbe invece tagliato fuori. In ultimo, ma non da ultimo, ci sono il tema occupazionale, con ciò che il provvedimento potrebbe avere sui 100 dipendenti Tibus, e quello della sicurezza, visto che l’autostazione Tibus (sorvegliata e video sorvegliata h24) rappresenta un importante presidio in un’area delicata, due questioni di cui tener conto in una vicenda che, fino ad oggi, vede completamente inascoltate le rimostranze di residenti e studenti, nonché le 8 mila persone che hanno sottoscritto la petizione per chiedere lo stop”, conclude Mattia.