Emissioni di gas serra: il cibo contribuisce più dei trasporti
È ormai un dato condiviso che trasporti, riscaldamento degli edifici e utilizzo di energia elettrica abbiano avuto ripercussioni sull’ambiente e sui cambiamenti climatici. Non siamo invece ancora completamente consapevoli del fatto che l’impatto maggiore sull’ambiente deriva da ciò che mettiamo ogni giorno nel piatto e che, di conseguenza, le nostre scelte alimentari hanno un ruolo fondamentale nella salvaguardia del pianeta.
Considerando solo le emissioni di gas serra, infatti, è il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento climatico, con il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%) e i trasporti (18,5%). Particolarmente rilevante è il consumo di carne, responsabile del 12% delle emissioni totali, mentre i prodotti lattiero-caseari contribuiscono per il 5%. Inoltre, dal 1990 a oggi, le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura sono aumentate del 20% e raddoppiate dal 1960.
Sono queste, in sintesi, le conclusioni della seconda edizione di Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro, indagine a cura della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, centro di pensiero e di proposte nato con l’obiettivo di analizzare i grandi temi legati all’alimentazione e alla nutrizione nel mondo. Il volume raccoglie riflessioni, sfide e proposte per raggiungere un sistema sostenibile per la salute dell’uomo e del pianeta: un percorso che passa dall’Expo appena concluso agli ambiziosi obiettivi fissati nella Conferenza di Parigi, COP21.
Attraverso il rapporto Eating Planet, BCNF vuole offrire una lettura del cibo come elemento trasversale nella vita, dall’economia alla salute, dalla sostenibilità alle tradizioni e proporre un modello alternativo mettendo in relazione il benessere dell’uomo con quello del pianeta. I ricercatori della Fondazione hanno messo a punto due Index, che analizzano e misurano, accanto al Pil (che quantifica solo il benessere economico, senza calcolare le disuguaglianze sociali o lo stato dell’ambiente), anche gli aspetti legati all’alimentazione e ai loro impatti sulla qualità della vita.
Le scelte alimentari, infatti, producono degli effetti sia sulla salute di adulti e bambini – come causa diretta o fonte dell’insorgere di patologie o con effetto protettivo di alcune malattie – che sull’ambiente, essendo responsabili del consumo e dello sfruttamento di risorse naturali. Secondo questi speciali indicatori, l’Italia si pone al terzultimo posto in termini di “benessere attuale”, davanti a Spagna e Grecia, ma dietro a nazioni come Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Svezia e Usa. Una situazione che peggiora se guardiamo all’ “indice di sostenibilità del benessere delle generazioni future”, dove siamo al penultimo posto prima della Grecia.
Ma il tema dell’alimentazione non può prescindere da quello della sostenibilità e in quest’ottica, problemi rilevanti da affrontare sono anche la tutela del “suolo” e delle risorse idriche. Soluzioni semplici come aumentare la varietà delle colture, invece di concentrarsi solo su soia e mais, contribuirebbe a ripristinare i nutrienti nei terreni e aiutare gli agricoltori di aziende grandi e piccole a ottenere più resa per ettaro. C’è poi da considerare che nel 2025, 3 milioni di persone non avranno acqua potabile eppure, oggi, il 70% di acqua dolce viene destinata alla produzione agricola e a quella di cibo.
Sono tutte problematiche che appaiono più allarmanti se – come evidenziato in Eating Planet – si tiene conto delle ricadute sul fronte nutrizionale globale: nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà circa 9 miliardi e mezzo di persone e questo richiederà un aumento della produzione agricola del 70%. Ecco allora tornare il tema dei modelli alimentari da seguire. Limitando il consumo di proteine animali a sole due volte alla settimana (rispetto ad un consumo giornaliero) e facendo spazio a cereali e legumi, si possono risparmiare fino a 2.300 gr di Co2 al giorno. Si parla di una riduzione di emissioni di Co2 all’anno per persona di 750 kg: come percorrere 5.600 km con un’auto di media cilindrata, pari a un viaggio a/r da Milano a Mosca.
“A quattro anni dalla prima edizione abbiamo voluto aggiornare Eating Planet per raccogliere i contributi scientifici più rilevanti, raccontare come sta avanzando il percorso intrapreso dal BCFN e proporre soluzioni concrete ai grandi temi legati a cibo e nutrizione – ha dichiarato Guido Barilla, presidente della Fondazione BCFN, durante la presentazione –. Le previsioni future, evidenziate anche dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, sono molto sfidanti e la strada da fare è ancora lunga. Molte persone pensano che il nostro impatto ambientale dipenda in primis da fattori come le macchine che guidiamo o da come riscaldiamo le nostre case. In realtà, la cosa più importante – il modo in cui ciascuno di noi ha l’impatto più forte sull’ambiente – è quello che mangiamo! In questo senso l’adozione di una dieta sostenibile può diventare un vero e proprio volano di cambiamento per salvaguardare la nostra salute e il pianeta in cui viviamo”.
Adelina Maddonni