Fedespedi chiede modifiche per la nuova riforma doganale
Tra le modifiche Fedespedi chiede l’innalzamento della soglia per i reati di contrabbando e l’introduzione del ravvedimento operoso
Fedespedi, la federazione nazionale delle imprese di spedizione, esprime i suoi timori sulla riforma doganale appena varata e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 ottobre.
La riforma infatti potrebbe comportare un impatto negativo sulle attività di import ed export nazionale e sulla competitività ed efficienza del Paese.
Fedespedi lancia dunque un appello all’Agenzia delle dogane e al Ministero dell’Economia, chiedendo una serie di modifiche.
Le modifiche richieste da Fedespedi
La prima modifica richiesta dalla federazione è l’innalzamento della soglia minima di dazi evasi, sopra la quale scatta il reato di contrabbando ( che la riforma fissa a 10mila euro).
La seconda richiesta di Fedespedi è l’introduzione del ravvedimento operoso per consentire la rettifica degli errori formali compiuti in buona fede. Infine, la federazione chiede di sancire in maniera inequivocabile nella norma il principio dell’accertamento del dolo.
Fedespedi, sottolinea gli effetti negativi delle novità introdotte con la riforma in linea con la Confederazione italiana dei trasporti e della logistica . In particolare, il Presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto, fa sapere: “Senza i correttivi che insieme a Confetra chiediamo di introdurre, la riforma rischia di generare una distorsione dei traffici a favore degli altri Paesi europei con conseguenze anche sulla fiscalità dell’Agenzia delle Dogane di cui un terzo è sostenuta dagli incassi di dazio e IVA. Dalle nostre stime, se l’Italia perdesse anche solo il 10% dei traffici, l’Agenzia delle Dogane incasserebbe circa 2,7 miliardi di euro in meno all’anno”.
Il rischio di contenziosi penali
Domenico de Crescenzo, Vicepresidente di Fedespedi con delega customs, spiega: “La revisione dello schema sanzionatorio previsto dalla riforma prevede la fattispecie del reato di contrabbando anche in caso di semplici errori formali nelle pratiche doganali che le imprese di spedizioni internazionali svolgono al servizio del commercio internazionale, esponendo gli operatori al rischio concreto di dover intraprendere contenziosi penali e subire gravi sanzioni amministrative, tra cui la confisca dei beni e dei mezzi di trasporto. Il reato scatta quando l’errore compiuto genera un mancato incasso di dazio e IVA da parte dello stato superiore a 10.000 euro: è una soglia molto bassa, che si raggiunge facilmente nelle dichiarazioni doganali”.
Leggi anche: Fiat è l’auto ufficiale del Festival del Cinema di Roma – Trasporti-Italia.com