Porti: Trasportounito, pianificare l’operatività di imprese e infrastrutture
Una campagna nazionale per l’abbattimento delle procedure burocratiche che condizionano la vita delle imprese dell’autotrasporto. Lo chiede l’associazione Trasportounito, ponendo al contempo un invito ai nuovi presidenti delle Autorità portuali di sistema a colmare rapidamente il vuoto nella governance dei principali porti.
“L’autotrasporto, nonostante continui a rappresentare l’asse portante nella movimentazione delle merci in Italia, con una quota parte superiore all’80% sembra avere definitivamente perso – ha affermato Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – la dignità di categoria per essere condannato a un ruolo di service provider in scenari di prospettiva composti spesso da soggetti di dubbia competenza. Oggi si continua a parlare di ferrovie cargo – ha proseguito Longo – ben sapendo che l’interesse del paese per il ferro ha avuto un andamento a dir poco altalenante e che anche nella migliore delle ipotesi le ferrovie potranno al limite conservare la quota attuale, difficilmente crescere in modo significativo nel settore delle merci. Per le autostrade del mare, nonostante lo sbandierato avvio di procedure atte ad incentivare l’uso delle navi, sembra tutto bloccato e segregato. L’autotrasporto rivendica quindi un ruolo attivo nella messa a punto di un reale e non fatto di slogan piano della logistica e dei porti”.
E a proposito di porti, Trasportounito sottolinea come i ritardi nella realizzazione di infrastrutture di importanza vitale, anche per l’interfaccia mare-terra, allunghino ombre sull’efficienza dei principali scali del paese. Nel caso di Genova, nel formulargli i migliori auguri di buon lavoro, Trasportounito invita il neo presidente Paolo Signorini a mettere subito mano al dossier lavori e infrastrutture.
“Se è vero quanto denunciato da Assiterminal, ovvero 345 milioni di investimenti privati bloccati nel solo porto di Genova, è urgente e prioritario conoscere quanti investimenti pubblici siano in stallo e formulare un planning puntuale e non immaginario dell’esecuzione di opere in ritardo di oltre 8 anni”, conclude l’associazione.