Alluvione, “non possiamo usare i fondi del Ponte”
Usare i capitali stanziati per il Ponte sullo Stretto per rimediare ai danni dell’alluvione che ha colpito il messinese? Non è possibile, perché per la gran parte si tratta di fondi privati. E quelli pubblici, di fatto, non ci sono ancora. E’ quanto afferma il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, in un intervento pubblicato su Giorno, Resto del Carlino e Nazione.
“L’opera”, spiega Matteoli, “considerata una priorità dal governo e come tale inserita nel programma dell’esecutivo e presentata ancor prima dalla maggioranza agli elettori, verrà realizzata per oltre cinque miliardi di euro facendo ricorso a capitali privati, attraverso il project financing. A questa cifra si aggiungerà un miliardo e trecento milioni di euro di fondi pubblici, già stanziati dal Cipe, che serviranno per realizzare gli interventi propedeutici sulle coste siciliana e calabrese e posso assicurare che si tratta di opere stradali, ferroviarie e di consolidamento dell’assetto urbano”.
“Alcuni esperti”, prosegue il Ministro, “mi dicono in questi giorni che se tali opere fossero state già eseguite, l’emergenza messinese sarebbe stata vissuta in modo più attenuato. Desidero, inoltre, precisare che i fondi pubblici per il Ponte non sono nella cassaforte del Ministero ma saranno stanziati di finanziaria in finanziaria per pagare, tra l’altro, gli avanzamenti delle opere propedeutiche”.
Un punto “non secondario”, spiega Matteoli, dal momento che “nell’immaginario collettivo e purtroppo anche nella convinzione di qualche collega parlamentare, si ritiene che i fondi per il Ponte possano essere dirottati altrove, e nel caso specifico per mettere in sicurezza i territori colpiti dall’alluvione di Messina”. Ma “così non è, per le ragioni che ho esposto, mentre è chiaramente escluso che i privati investano in opere come la messa in sicurezza dei territori senza alcuna possibilità di recuperare il capitale né tantomeno di ottenere ricavi”. Secondo il Ministro, sarebbe opportuno affrontare l’argomento “in modo realistico e non strumentale”.