Confcommercio: traffico merci in congestione, occorrono opere pubbliche
Se l’Italia avesse messo in campo politiche di miglioramento della fluidità del trasporto tali da allineare il sistema-paese all’andamento dello stesso indicatore in Germania, si sarebbe registrato nell’ultimo decennio un incremento del Pil pari a 142 miliardi di euro. Ma così non è stato e ora il trasporto merci al collasso causa congestione del traffico, urgenti nuove infrastrutture. La congestione delle reti di trasporto in Italia ha, infatti, causato invece la perdita di circa 142 miliardi di euro di Pil negli ultimi dieci anni. E’ quanto emerge dal Libro bianco dei trasporti in Italia curato da Confcommercio, nel quale viene sottolineato come la velocità media attuale nei maggiori centri urbani italiani ricorda da vicino quella raggiunta alla fine del ‘700: oscilla intorno ai 15 km/h e scende fino a 7-8 km/h nelle ore di punta. E’ uno dei sintomi macroscopici del ”congestionamento” delle reti urbane e metropolitane del Bel Paese, con costi sociali ed economici altissimi.Sulle infrastrutture “va quindi aperta una nuova stagione con il contributo di tutti”. Questo l’auspicio espresso dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione del convegno dedicato a Infrastrutture e trasporti nel corso del quale è stato presentanto il Libro Bianco. Una necessità, secondo Sangalli, perché “dal 2004 al 2011 la spesa per investimenti in opere pubbliche si è ridotta nel nostro paese di circa un terzo in termini reali”. Deve trattarsi di “una nuova stagione perché per le prospettive del mezzogiorno è vitale mobilitare le risorse disponibili ai fini del rafforzamento della sua dotazione infrastrutturale, tenendo presente che – ha aggiunto Sangalli – non si tratta soltanto di accelerare capacità di spesa ma anche e soprattutto di accrescere la qualità della spesa. La aneddotica dell’incompiuto e del malfatto è infatti purtroppo ricchissima. Talmente ricca da consentire nel nostro paese la paradossale celebrazione del festival delle opere incompiute”. Secondo Sangalli occorre per l’Italia un finanziamento degli investimenti infrastrutturali legato ad un rigoroso avanzamento della revisione della struttura quantitativa e qualitativa della spesa pubblica”. in efffeti la congestione delle reti – si legge nel libro – è il risultato di un mix micidiale di ingredienti: parco auto circolante, infrastrutture urbane ed extraurbane inadeguate, trasporto pubblico inefficiente, mancanza di parcheggi, tariffe popolari non usate come regolatori della domanda, bassa velocità commerciale e, non ultimo, inquinamento. Tra gli indicatori maggiormente utilizzati dagli studiosi per misurare la congestione due sono particolarmente significativi: l’accessibilità, che analizza il modo in cui i singoli nodi come, appunto, i centri urbani, sono collegati alla rete nel suo complesso, e la connettività, che invece prende in esame gli spostamenti all’interno delle aree designate dai singoli nodi. La connettività media nelle province italiane evidenzia decrementi medi, rispetto all’optimum teorico, che oscillano tra il 20 e il 30%, con trend di peggioramento medio nel decennio di osservazione (2001-2010) del 2,5% all’anno in termini relativi. L’accessibilità ha fatto segnare nello stesso periodo di osservazione (2001-2010) un calo costante in tutte le regioni italiane: dal 19,4% perso in Abruzzo (massima performance negativa) all’1,5% perso in Sicilia. Limitarsi ad una omogeneizzazione dei livelli di accessibilità alla rete sul piano nazionale, riducendo gli enormi squilibri esistenti ad esempio tra Nord e Sud, avrebbe prodotto significativi effetti virtuosi. In questo caso, infatti, il Pil perduto nel 2010 viene quantificato in 50 miliardi di euro: corrispondente all’incremento del 3,2% del Pil che si sarebbe registrato portando i livelli di accessibilità medi del Mezzogiorno agli standard raggiunti nella regione Lombardia. La media nazionale evidenzia un peggioramento del 15%.
Paolo Castiglia