Conftrasporto, Uggè: tra Via della Seta e Tav legame pericoloso
Tra la Via della Seta che vede protagonista la Cina e la via dell’alta velocità che vede al centro la questione Tav ci sarebbe un legame pericoloso: a sostenerlo è il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè che chiede un intervento istituzionale al presidente Sergio Mattarella.
Il vice della confederazione afferma che la Tav non solo sia strumentale ad arginare la possibile egemonia asiatica, ma che “possa essere addirittura la Cina stessa a orientarne e favorirne la realizzazione. Mentre l’Italia temporeggia, alla fine sarà la Cina a premere per la Tav. Se si consente alla Cina una sorta di invasione e poi non si rafforzano le vie d’uscita dal Paese, non è difficile pensare alle conseguenze: i prodotti cinesi resteranno nel nostro mercato sostituendo il made in Italy – dichiara Uggè – L’altra ipotesi è che sarà la stessa Cina a premere per la realizzazione della Tav.”.
Il rischio, d’altronde, è legato alla possibilità di controllo infrastrutturale: “Se, per la superficialità della gran parte dei politici italiani, Pechino otterrà anche il controllo delle infrastrutture strategiche, in particolare di alcuni porti, per il sistema Italia i tempi saranno ancor più bui – continua Uggè – Non si dimentichi che siamo in presenza di un’azione a tenaglia che prevede “l’invasione” del continente europeo sia dal nord, sia attraverso l’hub cinese del Pireo, che potrebbe rafforzarsi per il possibile collegamento con una linea ferroviaria balcanica, che per i porti liguri, il tutto valutando l’ipotesi, non poi così remota, di un possibile passaggio al Polo Nord dove i ghiacci si stanno sciogliendo. La Tav è quindi funzionale a questi obiettivi”.
Per Conftrasporto-Confcommercio dunque, ottenute le vie d’accesso ai mercati europei, la Cina starebbe libera di scegliere la strada più conveniente e questo legittima le preoccupazioni di chi chiede garanzie precise a un Paese, la Cina, pronto a sottoscrivere impegni sull’ambiente, sulle regole sociali e sulla libertà dei mercati, senza però garantirne la piena attuazione.