Turchia & aziende straniere: crescono gli investimenti nonostante la crisi dell’offerta globale
Sono sempre di più le aziende multinazionali desiderose di avvicinare la propria produzione al mercato turco, che ha raggiunto il record di esportazioni nel 2021. La Turchia infatti, in un momento di crisi della catena di approvvigionamento globale, sta diventando una valida alternativa per le aziende straniere che vogliono investire nel paese, grazie alla sua posizione geografica strategica. Le esportazioni del paese hanno raggiunto il record di 225,4 miliardi di dollari lo scorso anno, con un obiettivo di 300 miliardi di dollari fissato per il 2023.
I costi del trasporto marittimo
I costi divenuti ormai esorbitanti del trasporto marittimo e le interruzioni delle catene di approvvigionamento legate alla pandemia, sono i fattori principali che spingono alcune delle aziende europee a cambiare rotta rispetto all’Asia, continente dal quale è diventato estremamente costoso spedire merci. A causa della carenza di container infatti, il costo del trasporto tra la Cina e il nord Europa è aumentato di nove volte da febbraio 2020, secondo il Freightos Baltic Index, mentre una nave mercantile può impiegare settimane per viaggiare dall’Asia all’Europa, la Turchia è invece a soli tre giorni di distanza in camion.
Lo stimolo della concorrenza dei paesi dell’UE
La concorrenza dei paesi dell’Unione Europea funge da stimolo al paese turco: “Molte società internazionali stanno prendendo provvedimenti per fornire di più dalla Turchia”- ha detto all’Agence France-Presse (AFP) Burak Dağlıoğlu, capo dell’ufficio investimenti della presidenza turca. Dağlıoğlu ha affermato che il paese offre alle case automobilistiche o alle aziende tessili un “pool di talenti competitivo, competenze industriali sofisticate, industrie di servizi ben sviluppate, posizione geografica perfetta e infrastrutture logistiche all’avanguardia”.
Le aziende che hanno deciso di investire
La Turchia è in grado di offrire costi di produzione più bassi a causa della lira in calo. La lira turca è infatti scesa del 44% rispetto al dollaro dal 2021. Il presidente Erdoğan inoltre ha approvato un modello basato sulla riduzione dei costi di finanziamento, che potrà aumentare la produzione, l’occupazione e le esportazioni, e che contribuirà a stabilizzare la lira turca. Molte le aziende che hanno già deciso di investire nel paese: il colosso Ikea ha annunciato l’anno scorso di voler trasferire parte della sua produzione in Turchia. Il gruppo italiano di abbigliamento Benetton ha dichiarato di voler “aumentare i volumi di produzione nei paesi più vicini all’Europa, compresa la Turchia”.
Peter Wolters, vicepresidente della Camera di commercio olandese-turca, ha affermato che il gruppo aziendale ha ricevuto “richieste dal settore della casa e del giardino, dal settore tessile e della moda e anche dall’industria della costruzione di yacht che cercano nuovi partner in Turchia”. La giapponese Kaga Electronics costruirà una fabbrica in Turchia, spostando una parte della produzione dalla Cina e dal sud-est asiatico. La società ha affermato che spera di sfruttare la posizione strategica della Turchia ed espandere gli ordini in Medio Oriente ed Europa, cercando di gettare le basi di una nuova base di produzione anche per ordini relativi a componenti automobilistici.