Unioncamere: cambiare passo sulle infrastrutture
“Infrastrutture il momento di cambiare passo”, questo il titolo del convegno promosso da Unioncamere e Capo Horn che si è svolto oggi a Roma. Nel corso dell’incontro è stato presentato il I° Rapporto sullo stato delle infrastrutture in Italia di Unioncamere e Uniontrasporti.
Quarant’anni fa, l’Italia aveva una dotazione complessiva di quasi 4mila km di autostrade, seconda solo alla Germania che ne aveva più di 6mila. Oggi il nostro Paese ha 6.600 km di autostrade, mentre la Germania ne ha quasi 13mila. Per quanto riguarda le ferrovie, dei 16mila km di binario gestito dalla rete ferroviaria italiana, solo mille sono ad alta velocità. E il Sud viaggia ancora in gran parte su monorotaia. Quanto ai porti, poi, malgrado i quasi 800 attracchi, la situazione è paradossale: scarsi i collegamenti intermodali, latitanti le sinergie con le altre strutture, vincolati dalla vicinanza dei centri urbani e impossibilitati a crescere, quelli italiani “perdono” la sfida con i “grandi” del Nord. Intanto solo 3 delle 18 opere strategiche contenute nella Legge Obiettivo sono state realizzate, mentre la spesa per infrastrutture è in costante calo.
I “costi del non fare – ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – minano la capacità delle nostre imprese di recuperare il terreno perso in questi anni di crisi economica e compromettono lo sviluppo futuro dei nostri territori. Dopo la crescita del 25% degli investimenti pubblici in infrastrutture in Italia tra il 1997 ed il 2004, abbiamo sperimentato un trend negativo, tuttora in atto, che ha riportato l’ammontare degli investimenti in valore assoluto ai livelli di metà anni ’90. Eppure il binomio infrastrutture sviluppo è l’unico su cui possiamo giocare qualche sfida per aprirci all’Europa e al mercato estero”.
La rete stradale italiana (escludendo le strade comunali) ha una lunghezza di 183.705 km, dei quali il 4% sono autostrade, l’11% altre strade di interesse nazionale (Strade Statali) e l’86% strade regionali e provinciali. Mentre Nord Ovest, Nord Est e Centro presentano una suddivisione della rete stradale nelle diverse classi piuttosto omogenea tra loro, nel Mezzogiorno vi sono intere regioni, come Sardegna, Basilicata o Molise, dove le autostrade sono completamente assenti o marginali.
I 16mila km di ferrovia presentanto una situazione disomogenea e di bassa qualità. Situazione complessa anche nei porti italiani, che risultano meno competitivi rispetto
ad altri grandi porti europei.
“Come presidente FIEC individuo, a livello europeo, tre priorità, che avrebbero effetti benefici anche per l’Italia – ha dichiarato Luisa Todini, presidente di FIEC e di Todini Costruzioni (gruppo Salini) -: il varo dei project-bond per completare le TEN-T (le grandi reti trans-europee di trasporto), il recepimento della Direttiva sui Ritardati Pagamenti in tempi brevi e in modo rigoroso ed omogeneo da parte dei Paesi membri, infine la messa a punto di un sistema di regole condiviso che impedisca alle imprese di Paesi terzi, Cina in primis, di approfittare in modo sleale dell’apertura incondizionata del nostro mercato interno e senza condizioni di reciprocità. Anche per l’Italia segnalerei 2 priorità, iniziando dallo sblocco delle opere immediatamente cantierabili, sia le grandi – quali l’alta velocità Torino-Lione, il Terzo Valico dei Giovi, il Valico del Brennero per citarne alcune -, sia le piccole, su cui tanti Comuni avrebbero i progetti già pronti ma sono incatenati dal Patto di Stabilità”.