Assoporti, Federagenti, Fedespedi insieme per il rilancio della portualità
Assoporti, Federagenti, Fedespedi si sono riuniti a Roma per discutere delle modalità di rilancio della portualità e della logistica italianaLe associazioni hanno affidato al gruppo Ambrosetti, The European House, il compito di tracciare un quadro aggiornato delle problematiche esistenti e dei fattori che condizionano la competitività del sistema logistico e portuale del paese: “inadeguatezza infrastrutturale, mancato riconoscimento del ruolo, peso della burocrazia, visione ragionieristica della politica economica del paese”.
Piero Lazzeri, presidente di Fedespedi, ha sottolineato come portualità e logistica possano essere volano per crescita economica, occupazione e competitività del paese. Ha inoltre evidenziato come interventi prioritari e imprescindibili la necessità di decise azioni di semplificazione normativa e burocratica nelle procedure di import ed export delle merci per ridurre lo spread crescente fra la capacità competitiva del nostro settore e quella dei nostri partners europei.
Michele Pappalardo, presidente di Federagenti, ha rimarcato con forza l’esigenza di lanciare una grande operazione trasparenza, per far comprendere all’opinione pubblica l’utilità e il ruolo strategico del comparto marittimo. “Per anni – ha detto – nell’idea di poter vivere in un clan. Oggi è il momento di affermare con forza, in tutte le sedi e con un linguaggio diverso, che, senza i porti e senza le navi, l’Italia muore e non ha alcuna possibilità di rilancio e di ripresa economica”.
Per Luigi Merlo, presidente di Assoporti, è necessario “contaminare il paese sulle priorità logistiche, chiudendo una stagione di autoreferenzialità, riformando i modelli di rappresentatività del cluster marittimo (in primis la Federazione del mare), lanciando una proposta concreta che passa attraverso un ritorno della politica su questi temi e l’abbandono di una visione ragionieristica della gestione del paese, che equivale a un suicidio”.
Lo stesso presidente di Assoporti, è intervenuto anche sul tema dell’autonomia finanziaria delle Autorità portuali proponendo di trasferire alle Autorità portuali il demanio per patrimonializzarlo a vantaggio delle stesse Autorità portuali così come già avvenuto nei porti francesi.
Dallo studio presentato da Ambrosetti, studio che ha evidenziato nuovamente come anche solo un allineamento degli standard di efficienza logistica e portuali del paese alla media Ue produrrebbe, a parità di traffici, benefici per 50 miliardi di euro, sono scaturiti 10 punti di analisi sul settore. Il primo relativo al valore strategico della partita portuale e logistica, quindi al peso economico (2,6% del Pil, con 40 miliardi di euro di fatturato): poi il ruolo primario nel commercio mondiale (55% sul totale dell’export italiano extra Ue); la definizione non univoca del sistema portuale italiano; la necessità urgente di un intervento sulla governance della portualità; quindi sul peso delle inefficienze burocratiche, sulle opportunità generate da uno sviluppo dei traffici marittimi che oggi mortifica i porti italiani (ogni anno sono ceduti ai porti del nord Europa 441.000 containers teu); la frammentazione della portualità nazionale in contrasto con una progressiva concentrazione dei traffici su pochi scali dimensionati per accoglierli e sugli effetti di una parallela concentrazione degli operatori destinati a controllare il mercato.