Genova: dipendenti dell’Ente Bacini in sciopero. Condanna delle istituzioni
Protesta in corso al molo Giano del porto di Genova. I 35 lavoratori dell’Ente Bacini di Genova hanno proclamato un’agitazione di 24 ore, ma forse anche di più.
Lo sciopero, proposto da Cisl, è stato indetto per far inserire una clausola di salvaguardia per i posti di lavoro attuali nella fase di privatizzazione, la quale prevede che i bacini siano assegnati per 25 anni a un unico soggetto con una gara che riparte da zero e prevede un investimento di quasi 32 milioni per lavori alle strutture (11 a carico di privati e 20 dell’Autorità portuale).
Dura la condanna da parte delle istituzioni: “Incomprensibile e ingiustificabile appare lo sciopero proclamato da parte delle maestranze dell’Ente Bacini, a quanto si apprende anche in contrasto con le principali sigle sindacali, proprio nel momento in cui il cantiere avrebbe bisogno delle sue massime potenzialità in occasione dell’arrivo di un importante appalto”, hanno affermato in una nota congiunta, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure occidentale Paolo Emilio Signorini e l’assessore regionale ai Porti Edoardo Rixi.
“Tale comportamento – spiegano – appare irresponsabile per i danni attuali che esso provoca e ancora più per quelli futuri tali da pregiudicare il cammino di piena valorizzazione dell’Ente intrapreso in questi mesi. Tale autolesionistico atteggiamento appare ancora più privo di senso dal momento che tutte le maestranze del cantiere, nessuna esclusa, hanno già avuto piena garanzia da tutte le autorità locali che nessuno perderà il proprio posto di lavoro nell’intrapreso percorso di privatizzazione dell’ente, da troppo tempo auspicato e atteso dal tessuto produttivo del porto e della città. Ci auguriamo – concludono – che in un sussulto di responsabilità cessino immediatamente atti tali da pregiudicare gravemente le necessità del cantiere ma soprattutto il suo sviluppo futuro e dunque la salvaguardia di quel lavoro che un simile sciopero mette a rischio invece di proteggere”.