Il pasticcio Tirrenia e la privatizzazione fallita
Annuncio a sorpresa di Fintecna che ieri, poche ore dopo il voto in Parlamento che dava il via libera al decreto sulla privatizzazione, ha dichiarato “chiusa senza esito” la gara respingendo così l’offerta di Mediterranea Holding per Tirrenia e la controllata siciliana Siremar.
“Non essendo intervenuta la sottoscrizione del contratto da parte di Mediterranea Holding, prevista per oggi, viene conseguentemente dichiarata la chiusura senza esito della procedura di dismissione”, si legge in una nota di Fitecna.
Una decisione che la cordata guidata dalla Regione Sicilia ha appreso con sconcerto.
“Il contratto ci è stato sottoposto alle 14 di martedì, dandoci meno di 24 ore per analizzarlo, ma lo avevamo accettato e avevamo solo chiesto lo slittamento di qualche ora per chiudere gli accordi con gli istituti bancari”, sostengono alla Mediterranea Holding.
Cosa succederà ora? Di certo c’è solo che la procedura di privatizzazione deve concludersi entro il 30 settembre, data di scadenza -tra l’altro- dell’amministratore speciale previsto dal decreto convertito ieri. Cauti i sindacati.
“Se la decisione fosse il preludio ad un nuovo bando con gare separate per ogni singola azienda, allora salutiamo con favore questa decisione -afferma il segretario Generale della Uilt Giuseppe Caronia-. Se al contrario fosse l’anticamera dello ‘spezzatino’, e cioè la messa a gara delle singole rotte oggi in convenzione , le reazioni dei lavoratori sarebbero immediate”.
Il fallimento della firma che avrebbe sancito l’acquisizione della Tirrenia da parte di Mediterranea Holding apre quindi nuovi scenari sul futuro della compagnia di navigazione. Non che le previsioni sul suo destino siano mai state chiare, ma la cosa certa è che il governo, mancando non solo un pretendente ma una gara con tempi certi, è stato costretto a correre ai ripari. Subito dopo la mancata firma, il Consiglio dei Ministri si è dovuto riunire in tutta fretta per approvare un decreto con nuove disposizioni finanziarie per la compagnia, al fine di garantire i finanziamenti per la continuità dei servizi. Il nuovo provvedimento modifica il decreto Ronchi (rinominato legge 166/2009) che all’articolo 19 destinava 7 milioni di euro all’ammodernamento della flotta. Ora questa somma sarà destinata, come spiega il ministero dei Trasporti, “a far fronte a indifferibili esigenze di cassa per garantire la gestione corrente”. Non solo, nel dl viene richiamato anche l’articolo 2 bis della legge 95/79 che garantisce il rimborso del debito che le società di amministrazione straordinaria contraggono con gli istituti di credito per “il finanziamento, la gestione, e il completamento di impianti, immobili e attrezzature industriali”. La norma del 95 stanziava 700 miliardi di lire che diventano ora 500 milioni di euro con la modifica del decreto Ronchi. La cosa certa è che ora la Tirrenia avrà un’amministrazione straordinaria. E l’ipotesi del commissariamento non è da escludere.