Assarmatori: il trasporto marittimo ha bisogno di decisioni, non di una crisi di governo
Evitare gli impatti potenzialmente devastanti che il trasporto marittimo italiano accuserebbe dal combinato disposto delle norme dettate dall’IMO e dal pacchetto Fit for 55 dell’Unione Europea; semplificare il quadro regolatorio del settore marittimo, mettendo al più presto in sicurezza il supporto dello Stato alle attività delle imprese italiane di navigazione; tutelare l’industria crocieristica italiana, e tutto il suo indotto anche in termini di occupazione, con particolare riguardo al ‘caso Venezia’; tenere in considerazione il know how degli armatori in vista dell’aumento dell’import di gas naturale liquefatto.
Sono molti i nodi da sciogliere per il trasporto marittimo che richiedono decisioni e non aperture di crisi. Li ha elencati il presidente di Assarmatori, Stefano Messina, nel corso del suo intervento all’AnnualMeeting 2022 in corso a Roma, facendosi portavoce della richiesta che il mondo armatoriale rivolge a tutte le controparti istituzionali per superare ogni impasse e tornare a lavorare su temi concreti. In particolare Messina si è rivolto direttamente al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, presente in sala insieme ai principali esponenti del mondo dell’economia, della politica e delle Istituzioni.
“Le nostre imprese vogliono continuare a creare sviluppo e posti di lavoro – ha sottolineato Messina – e sono preoccupate per l’intempestività delle norme IMO e dell’UE per la sostenibilità ambientale. Chiediamo al Governo di battersi nei negoziati finali fra Parlamento, Consiglio e Commissione per tutelare tutti i collegamenti insulari (nella specie anche per isole maggiori) e le Autostrade del Mare, che vanno promosse senza discriminazioni tra operatori, scongiurando gli effetti boomerang, ovvero il trasferimento modale inverso dal mare alla strada”.
Un altro punto fondamentale rispetto al quale Messina si è fatto portavoce degli armatori italiani riguarda la semplificazione normativa.
“Abbiamo bisogno di essere liberati da regole dettate 80 anni fa – ha dichiarato Messina –. Vogliamo competere ad armi pari con gli armatori, anche di Paesi membri della UE, che battono bandiere di Stati che hanno reso efficiente il sistema del trasporto marittimo senza alcuna diminuzione di standard di sicurezza o di lavoro. Le nostre imprese attendono il completamento del processo legislativo necessario per adeguarsi a quanto chiesto dalla Commissione europea ormai due anni e mezzo fa, cioè di estendere i benefici del Registro Internazionale, strumento che ha garantito crescita e occupazione, anche nel caso in cui le imprese italiane operassero con navi registrate nei Paesi della Unione europea”.
Le criticità del settore crociere
Messina ha poi portato l’attenzione sul settore crocieristico che, per quanto in netta ripresa dopo l’azzeramento dei traffici dovuto alla pandemia, vive un momento complicato. La chiusura del Canale della Giudecca, a Venezia, ha inferto un “colpo durissimo” a questo comparto in tutto l’Adriatico. “Auspichiamo – ha aggiunto Messina – che il Governo indichi una soluzione per poter utilizzare il Canale Vittorio Emanuele, per vedere finalmente approvato il Protocollo Fanghi e per accelerare la realizzazione di nuovi accosti a Marghera garantendo risorse aggiuntive al Commissario: anche questo comparto è un volano fondamentale per l’economia nazionale”.
Infine, secondo Messina, il fatto che il trasporto marittimo sia un’infrastruttura essenziale del Paese è confermato dagli investimenti chiesti dall’Esecutivo alle imprese a controllo pubblico, che hanno iniziato a muoversi acquisendo rigassificatori galleggianti: “In vista di una crescita dell’import di gas naturale liquefatto – ha concluso – noi armatori privati abbiamo le competenze per la gestione della supply chain e della logistica e mettiamo a disposizione il nostro know how”.