Assoporti: più infrastrutture e meno burocrazia per competere con altri Paesi del Mediterraneo
“Le autostrade del mare sono principi di economia intelligente che vanno rilanciate con forza anche perché danno risposte alla sostenibilità che è un valore sempre più richiesto, anche dalle comunità con le quali i porti si devono misurare, ma occorre procedere con la sburocratizzazione delle procedure e la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali per il rilancio dei porti, in modo da sostenere la concorrenza con i competitor del Mediterraneo”.
Così Rodolfo Giampieri, presidente di Assoporti, intervenendo alla prima giornata dell’edizione 2022 di Shipping, forwarding and logistics meet industry, l’appuntamento annuale dedicato all’incontro tra il mondo della logistica, delle spedizioni, dei trasporti, e il mondo dell’economia produttiva italiana, in corso a Milano fino all’11 marzo.
Puntare sulle Zes e Zls
“Il Mediterraneo – ha ricordato Giampieri – è l’area più intensa al livello europeo di short shipping, con 507 milioni di tonnellate trasportate, il 32% del totale e le grandi macroregioni del mondo tenderanno a scambiarsi merci più tra grandi blocchi che non su scala globale”.
In un contesto mediterraneo in cui i porti competitor dell’Italia stanno investendo molto in infrastrutture e in sempre più numerose leve di attrazione di capitale, Giampieri prende atto di come nel nostro Paese le Zone economiche speciali (Zes) e le Zone logistiche speciali (Zls) debbano ancora decollare, per diventare un volano di sviluppo su cui tanti territori fanno affidamento.
Perché ciò avvenga però occorre superare le criticità esistenti, ha spiegato Giampieri, ricordando, ad esempio, che i nostri scali soffrono di problemi infrastrutturali sia lato mare sia lato terra, di capacità intermodale limitata, le reti stradali e ferroviarie sono inadeguate, soprattutto in nodi strategici: su questo scenario l’auspicio è che il PNRR intervenga con forza.
Infrastrutture immateriali
Ci sono poi le infrastrutture immateriali, che saranno determinanti per la ripresa della competitività portuale. Oggi per controllare la merce sono necessari 177 procedimenti amministrativi in capo a 17 amministrazioni pubbliche, e questo si traduce in 20mila ore lavoro perse, per un valore di circa 30 miliardi.
“Siamo in situazioni che potrebbero essere risolte a costo zero – ha concluso Giampieri –. Senza una severa semplificazione delle procedure dell’iter amministrativo e burocratico e tempi definiti per ogni pratica perdiamo tutti i treni”.