Governance, riforme e semplificazioni: Confindustria presenta Progetto Mare
L’Economia del Mare è un comparto sul quale è più che mai necessario elaborare una strategia complessiva e specifica, valorizzandone le singole e già rilevanti potenzialità in una visione di sistema, contribuendo in modo significativo allo sviluppo e alla competitività, su scala produttiva e territoriale, dell’intero Paese.
Questo l’assunto da cui prende le mosse il rapporto ‘Progetto Mare’, elaborato da Confindustria, che ha messo a punto una serie di proposte su governance, riforme e semplificazioni amministrative, politiche industriali orientate alla transizione energetica e digitale, sviluppo infrastrutturale e intermodale, riqualificazione e rilancio della portualità turistica e sviluppo della filiera ittica.
Secondo gli studi della Commissione europea (The EU Blue Economy Report 2021), il nostro Paese nel 2018 vanta complessivamente per l’intero comparto un’occupazione di quasi 530 mila unità, un fatturato di 82,2 miliardi di euro, un valore aggiunto di 23,8 miliardi, profitti lordi per 10,7 miliardi e investimenti per 2,4 miliardi.
La quota nazionale rispetto all’Ue 27 varia mediamente intorno all’11-12%, ma in alcuni segmenti di attività l’Italia vanta veri e propri primati di competitività, come nella cantieristica, nella nautica da diporto, nel settore dei traghetti Ro/Ro e delle Autostrade del Mare nonché nella crocieristica.
Piano Strategico per lo Sviluppo dell’Economia del Mare
Il progetto è stato il frutto di una ricognizione sulle Rappresentanze del cluster marittimo-portuale aderenti al sistema, durante la quale sono state raccolte idee, aspettative e proposte volte a definire un programma di attività da svolgere nel primo biennio 2020-2022.
Successivamente, è stato costituito un Tavolo Consultivo Confederale dell’Economia del Mare, composto da tutte le Rappresentanze del cluster marittimo-portuale (CONFITARMA, ASSONAVE, FEDERPESCA, FEDERTRASPORTO, ASSITERMINAL, CONFINDUSTRIA NAUTICA, ASSOMARINAS, UNEM, FEDERCHIMICA-ASSOGASLIQUIDI, ANITA, UNIONE INDUSTRIALI DI NAPOLI, ASSOLOMBARDA e CONFINDUSTRIA LOMBARDIA).
In quest’ambito è stata individuata come mission confederale l’elaborazione di un Piano Strategico per lo Sviluppo dell’Economia del Mare, definendo un programma di lavoro basato sulla costituzione di quattro Gruppi di Lavoro confederali a cui affidare gli approfondimenti e l’individuazione di proposte di policy e di intervento su quattro grandi macro-tematiche:
– Governance e Riforme;
– Infrastrutture e Intermodalità;
– Politiche Industriali;
– Territorio;
– Mezzogiorno e Mediterraneo.
Tra le proposte messe sul tavolo da Confindustria:
- l’istituzione di un “Ministero del Mare” in modo da valorizzare la “Risorsa Mare”;
- riformare il Codice della Navigazione e adottare il regolamento attuativo del Codice della Nautica;
- ridurre gli oneri amministrativi sulle navi battenti bandiera italiana;
- costituire un “effettivo level playing field” della navalmeccanica europea per “eliminare il dumping” strutturale da parte dei “Paesi dell’Asia orientale” attraverso una regolamentazione dei “sussidi esteri” e l’utilizzo dei “sostegni pubblici europei”;
- condividere in sede Imo (Organizzazione Marittima Internazionale) la normativa ambientale;
- semplificare le procedure riguardanti i progetti degli interporti e delle relative piattaforme logistiche e dei nuovi terminali intermodali;
- definire un’unica cornice regolatoria e introdurre driver tecnologici standardizzati per la digitalizzazione della filiera logistica portuale;
- elaborare una politica industriale dedicata al settore;
- applicare il “modello Genova”, laddove possibile, anche per le opere portuali;
- accelerare i meccanismi di funzionamento dell’assetto organizzativo delle ZES del Mezzogiorno;
- adottare rapidamente la disciplina specifica per le Zone logistiche semplificate (ZLS), con misure specificamente dedicate all’attrazione di investimenti.