Porti, stanziati 28 milioni per il cold ironing a Bari e Brindisi
Gli interventi di elettrificazione delle banchine sono previsti nei porti di Bari (banchina 10) e Brindisi (Punta delle Terrare)
Sono oltre 28 i milioni di euro destinati ai porti di Bari e Brindisi per garantire una maggiore eco-sostenibilità e una riduzione di Co2.
All’inizio di luglio infatti, l’Ufficio Gare e Contratti dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale ha avviato la procedura di gara per l’affidamento dell’appalto: “Lavori di realizzazione dei sistemi di cold ironing nei porti di Bari e di Brindisi”.
Il Cold ironing nei porti di Bari e Brindisi
Come spiegato in una nota, preliminare alla procedura, è stata la sottoscrizione del contratto di appalto per l’espletamento di servizi di architettura e di ingegneria, relativi alla progettazione definitiva per gli interventi di elettrificazione delle banchine, previsti nei porti di Bari (banchina 10), e Brindisi (Punta delle Terrare), definiti anche cold ironing.
Il cold ironing (alimentazione elettrica da terra alle navi in porto) rientra nel progetto di riduzione delle emissioni di CO2 e del miglioramento dell’efficienza energetica durante le operazioni portuali.
La realizzazione di impianti fotovoltaici
Il progetto prevede la realizzazione di due impianti fotovoltaici, uno nel porto di Bari e uno nel porto di Brindisi.
“I porti di Bari e di Brindisi saranno dotati di un sistema avveniristico che non solo sarà in grado di abbattere le emissioni inquinanti in atmosfera – commenta il commissario straordinario dell’Ente, contrammiraglio Vincenzo Leone – ma anche di migliorare significativamente l’efficienza energetica e ridurre i costi operativi. L’elettrificazione delle banchine contribuirà, anche, a rendere più attrattivi i nostri scali. Le compagnie, infatti, sono sempre più orientate a scegliere porti green”.
Si tratta dell’ultimo step amministrativo per la realizzazione dell’opera che prevede l’installazione di una rete di sistemi per la fornitura di energia elettrica dalla riva alle navi durante la fase di ormeggio, in modo da ridurre al minimo l’utilizzo “dei motori ausiliari di bordo per l’autoproduzione dell’energia elettrica necessaria, limitando sensibilmente emissioni di Co2, ossidi di azoto e polveri sottili, nonché l’impatto acustico”.