Porti italiani movimentano 490 tonnellate di merci. I dati Srm
Puntare sul Mediterraneo e adeguare le infrastrutture la ricetta vincente
L’economia marittima è cresciuta stabilmente dell’1,6% all’anno negli ultimi dieci anni. Ed a crescere di più è stato il settore dei container. A fornire i dati Massimo Deandreis, Direttore generale Srm, a margine dell’Italian Maritime Economy Conference a cura di Srm e Intesa San Paolo. È stato infatti presentato il decimo rapporto annuale su fenomeni, trend, e dinamiche che hanno caratterizzato il settore dei trasporti marittimi e della logistica alla Stazione Marittima di Napoli.
I dati Srm
I porti italiani nel 2022 hanno movimentato oltre 490 milioni di tonnellate di merci, con un incremento dell’1,9% sul 2021 e +0,2% sul 2019. Nel corso degli ultimi 10 anni la movimentazione dei porti italiani si è mantenuta grossomodo costante. L’aumento decennale complessivo è stato infatti di circa il 7%.
In Italia circa il 40% degli scambi di import-export avviene via mare raggiungendo i 377 miliardi di euro a fine 2022 con un aumento del 66% nel decennio.
Il flusso in import è soprattutto dalla Cina, mentre l’export verso gli Stati Uniti. I settori in cui l’industria italiana si avvale del mare sui mercati esteri sono soprattutto macchinari, raffinati, prodotti chimici e mezzi di trasporto, che valgono circa il 60% dell’ import-export marittimo totale.
In questo contesto, l’Italia è 15esima nella classifica della competitività internazionale dei porti.
La centralità del Mediterraneo
Alla luce dei dati forniti da SRm emerge sempre più il ruolo centrale del Mediterraneo soprattutto per i prossimi anni.
“Innanzitutto con la guerra ha avuto un riposizionamento con tutto quello che riguarda l’aspetto marittimo dell’energia, – ha spiegato Deandreis – e poi il ruolo dei porti come hub energetici; questo richiama al futuro, con i porti non più soltanto luoghi di passaggio delle merci, ma anche dell’energia” e proprio su queste basi, secondo il Direttore di Srm occorre mutare rotta:
“Tutti i nostri competitor sono davanti. C’è bisogno di infrastrutture e del miglioramento di quelle esistenti. Le risorse con il Pnrr ci sono, se guardiamo i fondi destinati ai porti o alle Zes non ci possiamo più nascondere “.