Porti, ristori: Assiterminal e Assologistica scrivono al Mims
I ristori previsti dalle ultime norme per la portualità italiana sono ritenuti sufficienti dai protagonisti del settore?
La risposta arriva dall’ultima lettera congiunta di Assiterminal e Assologistica al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili.
La riduzione del canone di concessione prevista come ristoro per i terminalisti italiani a fronte di una riduzione del fatturato nel 2020 superiore al 20% a causa dell’emergenza Covid non è ancora decollata e dunque le due associazioni hanno denunciato la “parziale e frammentata applicazione della misura normativa” e il ritardo nel rendere disponibili le risorse economiche del fondo istituito a favore dei terminal passeggeri.
La lettera di Assiterminal e Assologistica al Mims
Secondo Assiterminal e Assologistica, le riduzioni sono state applicate solo in parte, in ritardo e non c‘è stata da parte delle Autorità di sistema portuale un’interpretazione uniforme e quindi chiedono al ministero di chiarire che le riduzioni dei canoni non richiedono “alcun ulteriore finanziamento centrale né alcun atto autorizzativo” del ministero, e di specificare che non c’è una franchigia di riduzione del canone fino al 20%. “Si è appreso, infatti, che le Autorità di sistema portuale, in seno alla Conferenza dei presidenti – scrivono le associazioni dei terminalisti portuali e delle imprese logistiche – hanno concordato di applicare una riduzione del canone demaniale per una misura massima dell’80% per le imprese che avessero presentato una riduzione del fatturato del 100%”. Senza contare aggiunge la lettera, che “diverse Autorità di Sistema portuale chiedono, comunque, in anticipo il pagamento del canone demaniale per il 2020 riservandosi, poi, di riconoscere l’eventuale riduzione attraverso compensazione sull’eventuale debito successivo, vanificando, così, l’effetto di sostenere la liquidità delle imprese nel contesto della pandemia”.