ZES Unica Sud: il credito d’imposta per gli investimenti sale a 3,2 miliardi di euro
Dal 18 novembre al 2 dicembre 2024 gli operatori economici dovranno inviare all’Agenzia delle Entrate una comunicazione integrativa per poter accedere all’agevolazione
Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri una disposizione che incrementa da 1,6 miliardi di euro ad oltre 3,2 miliardi il credito d’imposta per gli investimenti realizzati nella ZES unica del Mezzogiorno dal 1° gennaio 2024 fino al 15 novembre 2024.
I fondi si aggiungono agli 1,8 miliardi di euro già stanziati. Si tratta di uno stanziamento di cinque volte superiore a quello previsto negli anni dal 2016 al 2020 per il riconoscimento del credito di imposta Sud e di tre volte superiore a quello previsto negli anni 2021- 2023.
Il provvedimento prevede che possano essere utilizzate le risorse dei programmi nazionali e regionali, finanziati con le risorse della politica di coesione europea 2021 – 2027.
ZES unica: come usufruire del credito d’imposta
Ai fini della fruizione del credito di imposta per gli investimenti nella ZES Unica, sarà necessario inviare all’Agenzia delle Entrate entro il 2 dicembre 2024 una dichiarazione integrativa attestante l’avvenuta realizzazione entro la data del 15 novembre 2024 degli investimenti indicati nella dichiarazione preventiva, trasmessa alla medesima Agenzia nel periodo compreso tra il 12 giugno e il 12 luglio 2024.
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Come sarà determinata l’entità del credito
Con apposito provvedimento, adottato dal direttore dell’Agenzia delle entrate entro la data del 12 dicembre 2024, sarà determinata l’entità del credito di imposta utilizzabile dagli operatori economici. L’entità del credito di imposta sarà calcolata sulla base degli investimenti concretamente realizzati ed indicati nelle comunicazioni integrative e non già, come avvenuto con il provvedimento adottato lo scorso 22 luglio e da ritenersi definitivamente superato con il provvedimento legislativo approvato dal Consiglio dei ministri, sulla base di mere intenzioni di investimenti.
La verifica delle oltre 16mila dichiarazioni preventive inviate dall’Agenzia delle entrate ha fatto emergere che meno del 2% di detti crediti si riferisce ad investimenti già realizzati alla data di invio delle citate dichiarazioni preventive.