Porto di Venezia: Costa, anni cruciali per il rilancio
Le variazioni delle norme relative ai dragaggi sono le principali novità, introdotte nei provvedimenti normativi più recenti, che possono aiutare la crescita del sistema portuale italiano. Lo ha sottolineato, prima dell’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’Anno portuale 2012 del Porto di Venezia, il vice ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Mario Ciaccia. “Credo che l’orientamento assunto – ha detto – sia quello di restituire al territorio una vera potenzialità produttiva”. Ciaccia ha poi evidenziato come “i fondi non mancano: quel che serve veramente sono quadri di certezze, che credo potrebbero dare il via a possibili investimenti per i quali c’é disponibilità di capitali di rischio”.
I porti dell’Adriatico settentrionale aderenti al Napa (Venezia, Trieste, Ravenna, Koper e Rijeka) ambiscono a diventare la via verde verso l’Europa. “Vogliamo essere l’alternativa ai porti del Nord e Centro dell’Europa, consentendo risparmi di costi, tempo ed emissioni di Co2 – ha dichiarato Zeljko Glavan, vicepresidente del Porto di Rijeka, intervenuto in rappresentanza del NAPA all’inaugurazione. – In questa sede – ha detto Glavan – mi piace sottolineare gli sforzi fatti dal Porto di Venezia per mettere insieme i nostri porti, nella condivisione di una visione molto forte di piattaforma logistica europea, porta d’accesso multinodale per aprire le porte ai mercati orientali, approfittando del fatto che l’Adriatico settentrionale è la via d’acqua naturale che penetra fino al centro dell’Europa continentale. Abbiamo grande fiducia nel futuro – ha concluso il vicepresidente del porto di Rijeka – perché, nonostante la grande concorrenza, il successo dei porti del NAPA è dovuto a punti di forza innegabili, compresa la possibilità di mettere insieme le attività su terra e in acqua. E la cooperazione tra porti è il vero nuovo asso nella manica”.
Per il governatore del Veneto Luca Zaia il fatto che due terzi del traffico portuale “non sono gestiti da noi, ma vanno verso nord, significa che paghiamo una tassa logistica che non ci possiamo permettere: abbiamo quindi l’obbligo, come comunità, di dare servizi ai nostri territori”.
“A livello nazionale, gli investimenti hanno puntato soprattutto sul Nord-ovest, ma il futuro italiano ed europeo è da questa parte. Ma sono convinto che i nuovi interlocutori sapranno interpretare tutto ciò al meglio, perché anche l’Italia ha da avvantaggiarsi da un rilancio di Venezia”, ha dichiarato il presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa. Un’analisi partita dalla considerazione che sono stati quattro anni cruciali, gli ultimi, per il rilancio del Porto di Venezia, con il destino dello scalo che è stato “conclusivamente segnato” nel momento in cui, nel 2003, si sono stabilite le soglie di profondità dei canali all’ingresso delle tre bocche di porto. “Un limite oggettivamente pesante – ha detto Costa – alle potenzialità di sviluppo, ma che, paradossalmente, hanno creato un quadro di certezze entro le quali si è programmato e realizzato lo sviluppo di breve e medio periodo, stimolando però anche la ricerca di soluzioni innovative di lungo periodo”. Costa ha poi affrontato le questioni dello sfruttamento commerciale del porto d’altura (“mettendo a disposizione spazi portuali logistici”), del patto ambientale del 2003 (con l’escavo dei canali attuali che si concluderà entro l’estate 2012), della strategia pensata per rispondere agli interessi non solo di Venezia, ma anche del Veneto, dell’Italia e dell’Europa, alla crisi. “Nonostante la quale – ha detto – siamo riusciti a far crescere i volumi complessivi, significando che siamo riusciti a spostarci il più rapidamente possibile”. Quanto al futuro, Costa ha presentato quello che ha definito
un “programma di sviluppo ambizioso, perché è nel destino di Venezia, costretta a fare grandi cose per la sua complessità intrinseca”.