Privatizzazione Tirrenia: Cin chiede una pausa
E’ a rischio l’annunciata privatizzazione della società Tirrenia. L’unico gruppo arrivato alla fine della gara, la Compagnia italiana di navigazione (Cin), ha infatti chiesto uno stop nella procedura. Cin, guidata dagli armatori Aponte, Grimaldo e Onorato si sarebbe fatta scoraggiare dalla decisione della Regione Sardegna di non privatizzare la Saremar, ex controllata di Tirrenia, passata gratuitamente dallo Stato alla regione e sovvenzionata con fondi pubblici. La Regione ha deciso inoltre di utilizzare la società marittima per combattere il caro-traghetti su rotte analoghe a quelle percorse dalla società madre.
La data fissata (ufficiosamente) per la firma del contratto fra Cin e il commissario straordinario di Tirrenia, Giancarlo D’Andrea, era il 23 giugno. L’antitrust italiano dovrebbe dare l’ok alla vendita entro la fine del mese, ma a causa del fatto che il complesso delle società raccolte all’interno di Cin superano il valore di 5 miliardi, è subentrato l’antitrust europeo, che dovrà esprimersi in materia. La decisione sulla congruità dell’acquisizione di Tirrenia, potrebbe slittare alla fine di luglio.
Preoccupati i sindacati
“Siamo fortemente preoccupati per l’esito della procedura di privatizzazione – affermano in una nota Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – questa ennesima incognita nel processo di privatizzazione è un altro capitolo di una gestione maldestra di tutta la procedura stessa da parte del Governo. Anche l’iniziativa di messa in linea di un servizio aggiuntivo di collegamento con la Sardegna rischia di complicare ulteriormente la conclusione della vicenda”. Secondo Filt, Fit e Uilt “il Governo deve intervenire in questa vicenda, facendo finalmente la propria parte e definendo tutte le condizioni per la conclusione positiva del processo di aggiudicazione e per la tutela degli interessi della collettività”. “Da parte nostra – sostengono infine le tre sigle – la trattativa sindacale prosegue con la disponibilità a trovare una soluzione ai problemi che ancora rimangono sulle tutele contrattuali ed economiche dei lavoratori e sulle garanzie occupazionali”.