Riforma portuale: le proposte di Assoporti
Assoporti ha fornito al governo quelli che ritiene dovranno essere i capisaldi della riforma portuale, ovvero i contenuti operativi in applicazione delle linee guida dello “Sblocca Italia”. Al centro: autonomia finanziaria, autorità portuali agili, innovazione sui dragaggi e le dogane, piani regolatori in 90 giorni.
Prima di tutto, spiega Pasqualino Monti, è necessario avere il “coraggio di essere pragmatici e di delineare uno scenario di cambiamento che comporti trasformazioni radicali, che non escluda processi di accorpamento e integrazione di autorità portuali nella logica europea che produca da subito una selezione della spesa, la conclusione di importanti investimenti già in cantiere e un netto cambio di marcia nella governance, anche attraverso autonomia finanziaria e autodeterminazione finanziaria”.
L’associazione poi individua nella concentrazione delle risorse e nella sburocratizzazione altri snodi necessari: “E’ indispensabile concentrare le risorse, anche attraverso processi di integrazione, su quegli investimenti che possono essere utili al Paese, superando qualsiasi logica di campanile o di distribuzione a pioggia. Alla base di questi processi si colloca un cambiamento strutturale anche nella natura giuridica e operativa delle Autorità portuali”.
Secondo lo schema di Assoporti, le Autorità portuali “escono dall’elenco ISTAT della pubblica amministrazione, diventano a tutti gli effetti enti pubblici ad ordinamento speciale. A governarle è un presidente con poteri ampliati che ha competenze piene nella nomina del segretario generale dei direttori di più scali integrati sotto un’unica AP, approva le concessioni di durata non superiore ai 4 anni, coordina tutte le attività svolte da soggetti pubblici in porto (attuando con procedure accelerate tutte le misure per la velocizzazione delle operazioni), presenta il piano regolatore”.
Sul fronte doganale Assoporti propone “un servizio reale h24, attraverso lo sblocco della mobilità per il personale doganale con un’operazione a costo zero coperta dai maggiori introiti garantiti dall’incremento negli standard di efficienza e dai maggiori volumi di merce. La riforma dovrà poi affrontare il tema del lavoro portuale, riconoscendo che, l’alta flessibilità e la specializzazione coniugate all’esigenza di garantire massimi standard di sicurezza e di mercato fanno parte integrante della natura dell’attività portuale. Le nuove Autorità, in numero inferiore all’attuale, più autonome dal punto di vista amministrativo e più forti finanziariamente, dovranno essere soggetti di governo di aree vaste, in forte collegamento con le realtà locali, in grado di pianificare e programmare interventi infrastrutturali nelle aree retroportuali connesse al proprio mercato di riferimento. Questo può comportare altresì accordi internazionali e veri e propri investimenti anche esteri per aumentare la propria capacità di attrarre traffico”.