Tirrenia: confermato lo sciopero di fine agosto
Nel caos della privatizzazione Tirrenia, un calvario che dura ormai da più di un anno, tre cose sono certe: un passivo dichiarato di 660 milioni di euro, la centralità di Roma anziché di Napoli sulla gestione dell’iter fallimentare e, infine, lo sciopero generale di tutta la flotta proclamato da Uiltrasporti il 30 e 31 agosto.
I debiti. Dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza e dell’amministrazione straordinaria, con la nomina di Giancarlo d’Andrea a commissario, i debiti Tirrenia ammontano a 660 milioni. I principali creditori sono le banche, seguono Fintecna e le compagnie di trasporto regionali. Sullo stato di insolvenza il tribunale di Roma si è ritenuto territorialmente competente, rigettando l’eccezione sollevata dalla Uil-Trasporti secondo cui la competenza toccava al tribunale di Napoli. Il motivo, spiegano da Roma, è chiaro: nella capitale si è sempre gestito tutto, dall’amministrazione ai sindacati, mentre Napoli rappresenta solo la sede legale.
I tempi. A questo punto risulta molto difficile evitare la procedura di infrazione europea. Secondo quanto stabilito dall’Ue, la privatizzazione deve concludersi entro il 30 settembre altrimenti scatteranno multe salatissime. Il tribunale fallimentare di Roma ha fissato al 21 gennaio 2011 l’inizio della fase di ammissione al passivo di Tirrenia. Tutti i creditori, (banche, fornitori ed ex controllante) avranno tempo fino al 20 gennaio 2011 per far pervenire al tribunale la domanda per essere ammessi al passivo.Le rassicurazioni. Sia il commissario D’Andrea che il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, (il primo comprando spazi sui giornali, il secondo con dichiarazioni pubbliche) non si stancano di ripetere che nel corso del processo di privatizzazione verrà salvaguardata la continuità dei servizi. Lo stesso Matteoli ha poi più volte assicurato che non c’è alcuna volontà di suddividere le singole attività aziendali della società di navigazione. Lo spezzatino, almeno a parole, sembra scongiurato.
Sciopero. I sindacati hanno sempre detto di essere stati esclusi da tutto, in particolare nella gestione dei lavoratori e sulle regole della gara passata (fallita grazie alla mancata firma di Mediterranea, unico concorrente). Il portavoce del malcontento è Uiltrasporti. Il segretario generale, Giuseppe Caronia, ha inviato una lettera al governo dove chiede la loro convocazione per «un’intesa che garantisca i livelli occupazionali, contrattuali ed eventuali adeguati ammortizzatori sociali».
Paolo Bosso