Dal Forum Trasporto Ferroviario una proposta per il Pir
Regole ferme e certe, cooperazione nel segno della solidarietà e trasparenza sull’infrastruttura. Ecco i tre principi che ispirano la proposta del Forum del Trasporto Ferroviario circa il Pir (Prospetto Informativo della Rete) di Rfi. Arenaways, Arriva Db, Assofer, Fercargo e Ntv chiedono di abbandonare la logica dei blocchi contrapposti per una maggiore cooperazione tra il gestore dell’infrastruttura Fs e le imprese.
Punto primo. Le continue modifiche al Pir da parte di Rfi nel corso dell’orario ferroviario annuale creano ostacoli alle aziende, che vedono cambiare le regole del gioco a partita incominciata con conseguenze sull’organizzazione e soprattutto sugli investimenti. Ftf chiede pertanto un quadro normativo più stabile e l’inserimento di eventuali modifiche con congruo anticipo, per dar tempo alle imprese di adattarvisi.
Punto secondo. Nel segno della cooperazione, il Forum lancia l’idea di un unico sistema di soccorso ai treni al quale i vettori dovrebbero partecipare in proporzione alla loro disponibilità; in caso di emergenza, scatterebbe il supporto di Rfi (con annessa regia delle operazioni) in modo da sgomberare la linea nel minor tempo possibile.
Terzo. In merito alla trasparenza, le più grosse perplessità di Ftf sono suscitate dai capitoli sulle caratteristiche dell’infrastruttura. Per esempio, il Pir attuale individua un gruppo di linee ferroviarie ‘a capacità limitata’, per le quali la richiesta di tracce è difficile da soddisfare, ma non ne fornisce i dati di traffico. Il Forum chiede che questi dati vengano invece pubblicati, per poter conoscere lo stato reale di occupazione delle linee stesse, affinché le imprese possano valutare oggettivamente le loro richieste.
Gli sforzi di Ftf, come le ragioni della sua costituzione, sottendono ovviamente il concetto della liberalizzazione delle ferrovie, che la manovra finanziaria di Ferragosto ha messo in crisi. L’ultimo intervento è di Daniele Toto, deputato Fli: “L’applicazione di questo contratto (di settore, ndr) alle aziende concorrenti è di ostacolo al processo di liberalizzazione e favorisce invece un accrescimento significativo dei costi di produzione. In questo modo le nuove imprese private non saranno in grado di concorrere con quelle già operanti nel settore. Inoltre l’obbligo di applicare un unico contratto è contrario alla logica della libera contrattazione”.
Vincenzo Foti