Federmobilità: migliorare la qualità del treno
Il Libro Bianco sui trasporti pubblicato a marzo dalla Commissione Europea stima il costo della congestione stradale in Europa in circa l’1% del Pil annuo del continente. Per il 2050, l’obiettivo è di spostare metà del traffico totale di passeggeri e merci tra le città dalla gomma al ferro, al trasporto marittimo e a quello fluviale.
In Italia, il completamento della rete ad alta velocità e l’avvio dei servizi con le Frecce, potremmo dire, tricolore (rosse, bianche e argento), dimostrano che un’alternativa all’auto è possibile. I treni da 300 chilometri l’ora hanno cambiato il concetto di qualità nel trasporto collettivo. In generale, abbandonare l’auto per il treno vuol dire, se non altro, non stressarsi alla guida, evitare code, superare l’ansia di non trovare parcheggio (obiezione: il treno vincola a orari precisi, ma col cadenzamento ad alte frequenze giornaliere il problema è risolto). Oggi un viaggio in alta velocità vuol dire guadagnare tempo, stare più comodi e anche più sicuri, sensazioni che fino a qualche decennio fa erano invece esclusivo appannaggio dell’aereo. Considerando una percorrenza minima, tra Roma e Milano, di sole tre ore, si può abitare in una città e andare a lavorare nell’altra partendo la mattina e tornando la sera. Per giunta, sfruttando i tempi morti attraverso le connessioni Wi-Fi del treno durante gli spostamenti per organizzare o ultimare il lavoro.
Dalla terra all’aria, dopo l’11 settembre 2001, le crescenti esigenze di sicurezza per l’accesso agli aerei, l’inadeguatezza di alcuni aeroporti e delle loro strutture, la loro posizione lontano dai centri storici e commerciali delle città, ma anche i servizi sempre più low-cost delle compagnie hanno quasi piegato l’aereo alle caratteristiche del trasporto su strada: spazi vitali ridotti al minimo, assenza di qualsiasi tipo di accessori, sistemazione a bordo molto approssimativa.
In questo contesto, il treno ha buon gioco. Ma come recuperare quella qualità che influisce sulla scelta definitiva del viaggiatore? Investendo sulla qualità stessa e creando un servizio migliore. Il conseguente aumento dei passeggeri trasportati genera così un circolo virtuoso che incentiva il gestore a migliorare la puntualità dei treni, il confort e la pulizia dei veicoli e delle stazioni.
In Italia, le indagini di Pendolaria (l’ultima è del 2010) continuano purtroppo a misurare un servizio in costante declino, con abbassamento della qualità percepita non solo circa il confort e la pulizia dei treni ma anche sulla sicurezza nelle stazioni. Il tutto in presenza di tariffe di gestione anch’esse troppo basse. Peccato perché, invece, il mercato dei pendolari su rotaia cresce: i flussi casa-lavoro verso le città metropolitane sono aumentati dal 1991 al 2009 del 5,5%, con picchi del 9% a Roma, dell’8% a Milano e del 6% Torino (Cittaitalia, 2009). Secondo Pendolaria, nel 2009 sono stati in 2 milioni e 700 mila a prendere il treno ogni mattina, distribuendo la scelta su un totale di 22 gestori (dove Trenitalia fa da locomotiva). Molti di più però sono stati quelli che hanno preferito la strada: sempre nel 2009, stando al Censis, 14 milioni di pendolari sono saliti in auto, anche se il 70% di loro è disposto a prendere il treno qualora il servizio fosse davvero competitivo.
Vincenzo Foti