Fercargo, manovra? Fatta a beneficio di Fs
“Una norma che tiene in piedi un sistema di regole e di organizzazione obsoleto e che ostacola il processo di liberalizzazione delle ferrovie non solo per le nuove imprese, ma anche per quelle esistenti”. Così il presidente di Fercargo, Giacomo Di Patrizi, definisce l’emendamento della Lega Nord alla manovra finanziaria. Come abbiamo detto, il provvedimento modifica il decreto legislativo n. 188 del luglio 2003 (attuazione delle Direttive Ce 12, 13 e 14 del 2001 in materia ferroviaria) obbligando tutte le imprese ferroviarie operanti sulla rete nazionale, tanto nel trasporto merci che in quello passeggeri, ad applicare per legge il Ccnl delle Ferrovie dello Stato, peraltro scaduto nel 2007.
L’emendamento, rincara Di Patrizi, sembra fatto apposta per proteggere l’incumbent – ossia il monopolista Fs – da qualsiasi pericolo di concorrenza, soprattutto nel settore cargo (un segmento di binario su cui la polvere si deposita ogni giorno di più). La norma inoltre, dichiarata incostituzionale ancorché imposta da “forze politiche che a parole si richiamano a principi liberali”, rischia di mandare a gambe all’aria il tavolo delle trattative attorno al quale sindacati e aziende siedono da mesi per accordarsi sul contratto unico di settore (mobilità). “Bisogna vedere in che forma e in che sostanza questo emendamento verrà applicato, ma una cosa è sicura: che per le imprese i costi aumenteranno”. Dove invece, per effetto della manovra, dovrebbero diminuire.
Vincenzo Foti