Ferrovie: industrie in crisi in un mercato promettente
L’industria ferroviaria italiana ha negli ultimi tempi accelerato la propria vocazione internazionale. Vocazione che, secondo Anie/Assifer di Confindustria, non basta però a superare la congiuntura negativa. Su questo tema si sono confrontati oggi, a Roma, i principali attori del settore. Lo spunto è un’indagine conoscitiva di scenario realizzata proprio da Anie/Assifer sulla struttura e le tendenze del comparto. All’indagine si affianca uno studio di approfondimento (con la collaborazione del gruppo Clas) sulle dinamiche della filiera ferroviaria italiana rispetto alla competizione globale.
Nel complesso dei tre settori delle tecnologie (materiale rotabile, segnalamento-telecomunicazioni ed elettrificazione), il fatturato italiano è calato, su base 2006, del 9% nel 2007, del 5% nel 2008, del 14% nel 2009 e del 23% nel 2010. Negli stessi anni, sempre su base 2006, il fatturato estero è invece aumentato rispettivamente del 7, dell’11, del 5 e del 19%. Ulteriori cali sono previsti nel mercato interno dal 2011 al 2013. Sul fronte dell’occupazione, nel 2010 il ricorso alla Cig è aumentato del 2048% di ore rispetto al 2006, passando dall 0,3 al 6,9% delle ore totali. L’anno scorso il provvedimento ha interessato oltre il 36% dei dipendenti, mentre nel 2012-2013 la Cig salirà al 150%, portandosi dietro fino al 60% dei lavoratori.
A fronte di questa situazione e diversamente da ogni altro settore, il mercato dell’industria ferroviaria è in realtà potenzialmente crescente: lo dimostrano l’affermarsi dell’Alta Velocità e la richiesta di di nuovi treni per il tpl urbano ed extraurbano, specie riguardo alle esigenze di compatibilità ambientale e sicurezza del trasporto. Secondo Confindustria Anie/Assifer a frena la spinta del mercato è la scarsa visibilità della pianificazione della domanda, causata a sua volta dalla mancanza di risorse pubbliche. Da qui alcune proposte. Per il mercato, l’adozione di un piano di rinnovo/potenziamento del materiale rotabile; dal lato fiscale, sgravi sul costo del lavoro e finanziamenti agevolati per le aziende. Infine, per quanto riguarda l’export, un più incisivo sostegno alla filiera e un maggiore supporto politico-economico alla presenza integrata sui mercati esteri.
Vincenzo Foti