Flc, riformare il trasporto merci su rotaia
L’Italia è al ventesimo posto, nell’Europa a 27, per la liberalizzazione ferroviaria delle merci. Il dato, riferito dal Freight Leaders Council in occasione della presentazione del Quaderno Flc sulle ferrovie, proviene dal Rapporto Ibm “Global Business Service – Rail Liberalization Index”. Il punteggio è di 734 contro una media di 780.
Secondo il Flc, questa condizione di inferiorità è dovuta a ragioni sia di carattere industriale che di tipo normativo. Sul primo versante, l’ex monopolista (Fs) sta ormai rinunciando a offrire un servizio con cui non ricopre i costi, seguendo la logica del mercato; le nuove aziende di trasporto però, anziché occupare i grandi spazi lasciati liberi, si concentrano sul traffico merci di nicchia, ritenuto più conveniente. Così facendo, l’offerta del servizio cala e i piccoli operatori – specie nel Nord Italia – cedono il passo alle grosse società monopolistiche internazionali.
È necessario perciò – si legge nel Quaderno Flc – mettere in condizione Trenitalia di competere col resto d’Europa, allineando i costi di produzione agli standard continentali, realizzando un contratto unico per il trasporto ferroviario che assorba una serie di vincoli (doppio macchinista, flessibilità del personale, rapporto tra personale di staff e di linea).
Sul piano normativo occorrono una riforma del canone di accesso alla rete ferroviaria per i treni merci che semplifichi il meccanismo di calcolo, un’effettiva politica di incentivi all’intermodalità (vedi il ferrobonus), un riassetto del Gruppo Fs, facilità di accesso agli scali merci e una regolamentazione della sicurezza ferroviaria che tenga conto anche della concorrenza.