Pendolari e trasporti ai tempi del Covid e le opportunità del PNRR: i dati del rapporto annuale Legambiente
Da quasi due anni in Italia il sistema dei trasporti ferroviari attraversa una situazione di incertezza, aggravata dalle limitazioni imposte dalla pandemia del Covid-19 con disagi dovuti al sovraffollamento dei treni e ai tagli al servizio per la malattia del personale.
Nell’anno appena concluso si è tornati però a parlare di investimenti e riforme, grazie alla visione di Next Generation EU e alle ingenti risorse previste dal Recovery Plan per le infrastrutture ferroviarie e il sistema della mobilità. In generale, nel 2021, i passeggeri in circolazione si sono ridotti su tutti i treni, dell’alta velocità e Intercity (fino a -40%), a quelli regionali (-45%).
Tanti i disagi che hanno vissuto i pendolari e gli studenti, per autobus e treni sovraffollati, in particolare sulle linee che da anni sono le peggiori d’Italia come Roma-Lido, Roma-Viterbo, Circumvesuviana e alcune tratte lombarde. A differenza delle città europee, poche le ciclabili realizzate durante la pandemia, che potevano rappresentare un’importante alternativa per gli spostamenti, se integrate con il trasporto pubblico locale.
Questa, in estrema sintesi, la fotografia restituita dal rapporto Pendolaria 2021 di Legambiente, da cui però oltre alle criticità emergono anche dei segnali positivi, ad esempio sul fronte del rinnovo dei mezzi: nel 2021 sono arrivati 105 nuovi treni che si aggiungono ai 757 già immessi sulla rete ferroviaria. Sono poi 46 le buone pratiche in tutta Italia segnalate nel rapporto, che raccontano la voglia degli italiani di lasciare a casa l’auto.
“Il PNRR – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – rappresenta la grande novità del 2021 con risorse senza precedenti per gli interventi sulla rete ferroviaria. Potrà segnare un cambiamento positivo se ora andranno avanti scelte coerenti per cambiare la mobilità al 2030 e ridurre le emissioni di CO2, come deciso dall’Ue per fermare i cambiamenti climatici. Si deve investire per recuperare il gap di metro e tram delle città italiane e dare finalmente ai cittadini del sud la possibilità di spostarsi in treno. In Italia, infatti, non bastano le infrastrutture e girano troppi pochi treni nelle città e nelle regioni fuori dall’alta velocità”.
Le risorse del PNRR: priorità a ferrovie e metro
La missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, prevede 26 miliardi di euro per il trasporto ferroviario, con interventi da realizzare entro il 2026.
Complessivamente sono in cantiere o finanziati 797 chilometri di nuove linee ad alta velocità, interventi di potenziamento di collegamenti trasversali, senza dimenticare l’elettrificazione della rete e l’installazione di sistemi di controllo della sicurezza su 1.635 km di rete, che porterà la percentuale di elettrificazione in Italia dal 69,5 al 77,8%.
Per lo “Sviluppo di sistemi di trasporto rapido di massa” nelle aree urbane, tra PNRR e risorse statali, sono in cantiere o finanziati 116,5 chilometri di metro tra nuove e riconversioni (a Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Catania), 235,7 di tranvie (a Milano, Bergamo, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Cagliari e Sassari), 102,9 di filobus e busvie (tra quelle finanziate al 100%).
Inoltre, sono previste risorse per le linee regionali, per il rinnovo dei treni Intercity e per l’acquisto di treni a idrogeno, anche se – spiega Legambiente – non sussiste al momento alcuna garanzia che sia utilizzato idrogeno prodotto da fonti rinnovabili.
I ritardi da recuperare soprattutto nelle città
Dal rapporto emerge chiaramente che sono le città il cuore dei problemi della mobilità in Italia, a causa dei ritardi di infrastrutture rispetto agli altri Paesi europei, che si sono ampliati in questi anni.
Purtroppo, nel 2019 e 2020, in Italia, non è stato inaugurato neanche un tratto di linee metropolitane e nel 2021 soli 1,7 km.
Negli ultimi vent’anni il nostro Paese ha continuato a investire in strade e autostrade, intercettando dal 2002 al 2019 il 60% degli investimenti. Emblematici i dati del Conto nazionale trasporti per gli interventi realizzati dal 2010 al 2019: 309 km di autostrade, 2.449 km di strade nazionali, a fronte di 91,1 chilometri di metropolitane e 63,4 km di tram.
La road map di Legambiente
In base a questo stato di cose, Legambiente presenta la road map dei progetti da realizzare al 2030, individuando in particolare quattro priorità per realizzare un cambiamento profondo della mobilità e consentire il raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni di CO2 nei trasporti al 2030 e di decarbonizzazione al 2050, e per il recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali. In un settore che è l’unico che non ha visto riduzioni delle emissioni di CO2 dal 1990 e che è responsabile per oltre il 26% di quelle italiane.
- In primo luogo, un piano per recuperare il gap di metropolitane e tram nelle città italiane, con una legge che permetta ai comuni di programmare e accedere ai finanziamenti necessari. La mappa degli interventi per la mobilità sostenibile urbana fissa le scelte che permetterebbero di realizzare un vero e proprio salto di qualità e di raggiungere, in uno scenario al 2030, 411,5 km di metro (con un +162,6 rispetto alla situazione attuale) e 798,3 km di tranvie (+427,4 km).
Tra le opere più ambiziose (ma ancora non finanziate), per le metropolitane, si inseriscono il prolungamento della linea C di Roma (21,3 km) e della linea M5 a Milano (13 km).
Per le linee ferroviarie suburbane importante è la chiusura dell’anello ferroviario a Roma (15 km) e per le tranvie ci sono la linea verde e la gialla a Bologna (32,1 km) e le linee per Sestu, Selargius, Quartucciu, Quartu S.Elena a Cagliari (29,1 km).
- Necessario anche aumentare i treni, i tram e gli autobus in circolazione nelle città, rispondendo al problema dell’affollamento dei convogli e della frequenza inadeguata rispetto alla domanda esistente e futura, aumentando la dotazione del Fondo nazionale trasporti.
- Altra priorità è rappresentata da un nuovo contratto Intercity per ridurre le disuguaglianze territoriali: servizio fondamentale di collegamento tra le diverse aree del Paese, che in questi anni ha subito una riduzione del 16,25% rispetto al 2010 e per il quale servono 200 milioni di euro l’anno per avere più treni in circolazione al sud e nelle aree fuori dall’alta velocità.
- Infine, continuare il processo di rinnovo e di potenziamento del parco di treni circolante: per rinnovare il parco circolante e aumentare il servizio occorre programmare l’acquisto o rinnovo di 650 treni per le linee regionali e locali. La transizione ecologica è una grande opportunità per creare lavoro in Italia nelle fabbriche di mezzi a emissioni zero, nei cantieri della mobilità sostenibile, nel trasporto pubblico e nella sharing mobility.