Un dizionario per chi viaggia in treno
L’ago più famoso è quello adoperato dalle sarte e dai chirughi. Ma un ‘ago’ si può trovare anche sui binari come parte essenziale dello scambio ferroviario. Così come una marmotta può fare la felicità di un animalista, mentre la ‘marmotta’ segnale luminoso che regola le manovre dei treni può dare filo da torcere a un capostazione.
A spiegare questi e altri termini del gergo ferroviario, non proprio e non sempre tecnici ma mutuati dal linguaggio comune, arriva oggi “Aghi, macachi e marmotte – Dizionario semiserio per viaggiare in treno” di Roberto Scanarotti, con prefazione di Stefano Bartezzaghi e illustrazioni di Alessia Roselli.
Come sottolinea anche l’autore, il treno fa parte della nostra vita più di quanto non si sia disposti ad ammettere. L’ultimo rapporto Pendolaria di Legambiente dice che ogni giorno 2 milioni e 630 mila persone salgono su un Minuetto, su un Vivalto e su altri tipi di convogli per recarsi a scuola o al lavoro. Ma quanti di essi si saranno chiesti il significato della parola ‘coda’ (parte terminale di un treno) o della parola ‘quaterna’ (un treno di quattro automotrici collegate fra loro)?
Edito da Ec Edizioni, il dizionario di Scanarotti è un piccolo, prezioso libello ironico dove i vocaboli più gergali del mondo dei treni (‘archetto’, ‘quadro’), si incrociano con altri più comuni, come ‘stazione’ o ‘finestrino’. Non un libro-inchiesta o un manuale specialistico per appassionati, ma un vademecum lessicale acuto e arguto per chi, durante il viaggio, voglia conoscere un po’ meglio chi lo ospita. Vincenzo Foti